La domanda di Patrick

Da quando ho chiuso il libretto di Patrick Blanc una sua considerazione/domanda mi ronza attorno e più la lascio fare più mi sembra interessante. Da Blanc, Patrick, Il bello di essere pianta, Bollati Boringhieri, Torino, 2008 pag. 53:


Due modalità di crescita profondamente diverse hanno dunque permesso alle piante di diffondersi: fusti striscianti orizzontali e ramificati e fusti verticali poco ramificati che garantivano la fotosintesi. I gruppi di piante apparse in seguito hanno perlopiù mantenuto questi due tipi opposti di ramificazione: una basale con ripetizione di fusti che emettono radici, a garantire la perennità della pianta aprendo loro la porta dell’immortalità, e una aerea su fusti di durata limitata. Tutte le piante che hanno mantenuto solo quella aerea, come molti alberi e le erbe annuali, presto o tardi sono così votate alla morte, contrariamente a quelle che hanno conservato la ramificazione basale. Non è curioso che la via dell’immortalità passi raso terra piuttosto che in cielo?

Comments
7 Responses to “La domanda di Patrick”
  1. silvana ha detto:

    ..ciao a tutti, nn c’entra nulla ma andate a guardarvi questo sito http://www.floweryourlife.com
    A me ha rincuorato la serata. Buonlavoro Paolo! Silvana.

  2. Paolo Tasini ha detto:

    @ silvana:

    Ciao Silvana
    … è bello vedere i giornalisti della carta stampata approdare finalmente in rete. Donna Brown come Mimma http://mimmapallavicini.wordpress.com/ sono firme storiche delle pubblicazioni specializzate recentemente approdate al web. Bene: più sguardi più scambi più possibilità di appassionarsi. W la rete 🙂

  3. emanu ha detto:

    Paolo ti lancio un altro spunto, al proposito del libro di Patrick Blanc. Vai a leggere il lavoro e gli articoli di Stefano Mancuso, professore di neurobiologia delle piante! http://www.polosci.unifi.it
    A mia volta ho interessanti osservazioni su una Hoya… spiritosa!
    Quando ci sentiamo giardiniere maieutico?

  4. Paolo Tasini ha detto:

    Giardinere maieutico? Ullalà che onore Emanuela… ma è troppo impegnativo, altisonante… La sfida continua! 🙂
    Stasera mi leggo di più sul lavoro di Mancuso. Grazie! Al volo ho trovato anche questa intervista
    http://www.phytomagazine.com/articolo.php?id_articolo=3916&tipo_content=ARTICOLO&PHPSESSID=1b8d7676864b75d64a72e26629539607

  5. Kong(Zong) ha detto:

    Mi scuso con Paolo e con tutti quelli che scrivono in questo blog ma… mi scappa ancora!
    Mi scappa di essere in antitesi con il clima aulico e sereno che si respira su queste pagine e ho voglia di intervenire da “gran villano” (e uso il termine nell’accezione negativa, che personalmente non condivido).

    Infatti non posso neanche per un solo istante prendere in considerazione che si possa fare una sorta di elogio o anche solo riferire o rimanere neutri rispetto al fatto che l’immortalità si possa raggiungere strisciando.
    Cosa è un elogio alla vita grama? Anzi ho una domanda per il coach: “meglio un giorno ad alto fusto (credendo di dominare i venti e la terra) o 100 anni schiacciato al suolo senza nemmeno copulare?”.
    Si perché quello che distingue principalmente rizomi stoloni e propaggini dagli “alti fusti” è soprattutto la modalità di riproduzione.

    Per tentare di spiegare il mio disaccordo viscerale ribalto la considerazione fatta nel post: “se procrei senza l’unione di due gameti, guadagni l’immortalità!”. Ovvero se dai e prendi amore, se condividi la tua stessa essenza – il tuo patrimonio genetico – con altri esseri allora muori! Caro Paolo, cosa vuoi mostrare che è letteralmente vero che d’amore si può solo morire?

    Come si trasporta questa considerazione in giardino?
    In giardino chi fa da solo è condannato (nella mia visione almeno) ad un’eterna esistenza; socializzare, condividere, amare, donarsi e prendere, al contrario uccide. Non credo quindi che la morte sia veramente una condanna! Anzi è il prezzo per una vita vissuta.
    Mi vorrei fermare ma non posso; chiudo con l’abbrivio! Devo ammettere che anche a me che mi professo non credente – quanto ho scritto suona come un elogio a quelle religioni dove la morte è “mezzo supremo” perché ti può ricongiungere a Dio (proprio e solo se hai donato, amato, vissuto con e per gli altri).
    Non so se volevo fare questo; vuoi vedere che il giardino è la strada più corta per Damasco?

    Un saluto
    Kong(Zong)

    • Paolo ha detto:

      Oh Kong forse ti contrarierò nell’accordarmi con Cecilia (non a caso mia moglie 🙂 ) accarezzando l’idea che cent’anni da pecora (rigorosamente lontano dagli allevamenti moderni) possano essere una valida alternativa al mercuriale anno leonino..

      Se poi trasportiamo come proponi il detto sul mondo vegetale i cent’anni da strisciante mi sembrano veramente un’ottima alterativa alla stazione eretta. Anche perchè caro Kong(Zong) forse dimentichi che le piante capaci di propagazione vegetativa conservano e utilizzano con successo 🙂 la sessualità… E allora concedimi una domandina piccante: preferisci una sessualità eretta, vistosa o una appoggiata e ombrosa?

  6. Cecilia ha detto:

    Ciao Kong(Zong), mi sei piaciuto!
    rivendicando la tua natura di bipede eretto, tieni la parte degli alti fusti e in più due risate si fan sempre volentieri.
    Aggiungo solo una riflessione: per quel po’ che ti conosco, mi pare ovvio che tu preferisca un giorno da leone che cent’anni da pecora (oddio, cent’anni non son poi da buttar via…) ma la pecora? la pecora come pensi che la vedrebbe? W la differenza, e che ognuno fiorisca secondo la propria natura!

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