Chi te lo fa fare?

Al giardino ci capiti per caso o lo devi cercare. Discreto come la persona che lo ha creato, caparbio nel suo incunearsi nel greto di un torrente, eroico nel suo nascere da un luogo di discarica per divenire un piccolo paradiso terrestre.
E’ il Giardino della Valle, a Cernobbio. Piccolissimo se confrontato al parco di villa d’Este, la supera abbondantemente in generosità: è un giardino pubblico, anche se è stato cresciuto con amore materno e costante da una cittadina di Cernobbio.
Non una cittadina qualunque, in ogni caso. Non si può dare purtroppo questa caratteristica a una persona che nel mondo contemporaneo pensi al bene comune, alla bellezza da condividere, a un momento di pace e contatto con la terra aperto a tutti.

Al giardino ci capiti per caso o lo devi cercare. Discreto come la persona che lo ha creato, caparbio nel suo incunearsi nel greto di un torrente, eroico nel suo nascere da un luogo di discarica per divenire un piccolo paradiso terrestre.
Si sa che basta un sacchetto gettato in un luogo un po’ nascosto, perché tutti si sentano autorizzati a gettare qualsiasi cosa. E il greto del torrente Garrovo era diventato il luogo delle spazzature abusive. Eppure uno sguardo affettivo lo indovinava bello, oggetto di cura degli uomini, in altri tempi, se il fondo era stato lastricato accostando di taglio, una dopo l’altra le tonde pietre chiare lavorate dalla forza dell’acqua.
“Chi te lo fa fare?” chiedevano a Pupa Frati quando iniziò a sgomberare l’orribile discarica. Da sola, o con l’aiuto di qualche scettico amico, ripuliva ogni metro quadro ridando voce alle cascatelle, luce alle pozze.
Una nipotina, un po’ curiosa forse, un po’ rassegnata altre volte, la seguiva in questo trafficare e raccontava i suoi giochi: lo spazio delle fate, le arrampicate sui rami… e poco alla volta nasceva un progetto: un luogo per i giochi, per i sogni e anche per il riposo, perché rimettere a posto costa fatica.
Basta guardare le mani di nonna Pupa, come viene ormai chiamata da tutti, per capire che hanno conosciuto queste fatiche. Basta guardarla negli occhi, turchini, intensissimi per leggerne l’anima, giovanissima, energica e piena di calore, capace di accogliere.
Ha fatto tutto questo lavoro per sé, per la nipotina, perché la gente si accorgesse di come si possono buttare dei tesori perché non se ne conosce il valore. E anche per dimostrare che con la volontà si può fare, si può trasformare, si può vivere.
Nel paradiso terrestre Adamo ed Eva conoscevano ogni cosa, perché avevano dato il nome a ogni cosa. Solo non conoscevano l’albero della conoscenza profonda: portare cura o svilire, amare o trascurare.
Nonna Pupa ha scelto la mela sul ramo giusto, quello che significa prendersi responsabilità e anche dare affetto a persone e luoghi, intrecciando strettamente le due cose.
Il risultato andatelo a vedere e sostenetelo, in questi giorni in cui Cernobbio chiama gli appassionati del verde ad Orticolario. Io ero troppo occupata a goderlo, per fare molte fotografie.
E’ la Vita che me lo fà fare…
Io più che la vita direi la volontà, la volontà di esserci, di partecipare, di condividere…La natura vive anche senza di noi, anzi è probabile che senza di noi la vita su questo pianeta si accresca…
Questo non toglie, anzi aggiunge valore, all’esperienza del giardiniere, di chi controcorrente lavora per la crescita, per il massimo di vita assieme possibile.
Stupenda la figura di Pupa 🙂
La natura vive anche senza di noi, questo è sicuro. Ma dal momento che ci siamo, mi sembra che quello che può convincerci a “fare, malgrado tutto” è un atteggiamento etico di appartenenza. Appartenenza al mondo umano e al mondo naturale insieme. Dal punto di vista degli equilibri e della salvaguardia di entrambi (ma infine dell’insieme), un atteggiamento etico è più redditizio: più calma, più rispetto, più condivisione, più pace…
Ciao Emanuela! Che sorpresa trovare questo post (anche se me lo avevi annunciato…) e che emozione vedere la fotto di “Nonna Pupa”…
A Cernobbio andrò settimana prossima in occasione dell’Orticolario.
A presto e saluti carissimi
Cinzia
Cara Cinzia, le affinità elettive portano sugli stessi sentieri. Però questa volta sarò a Paderna, non ad Orticolario. Spero ci siano altre occasioni per conoscerci.
Un caro saluto.
Emanuela