Pensar da salice

” Non è stata una piena, un colpo di pietra o tronco, sono stati gli umani… Bene, perché la linfa era agli sgoccioli. Dalle radici sentivo movimenti sinistri: larve, funghi, batteri. Io ero il pasto.
La vita di un salice è rapida, ingorda. Poi, con gli anni, quasi una punizione, arrivano quelli che fanno male… E allora noi migriamo e lo facciamo in tanti modi, perché siamo capaci, una volta spezzati e sbattuti al posto giusto, di ripartire daccapo e far nascere tutto ciò che ci serve: radici, rami, foglie.
Per questo il nostro legno è fragile e la motosega non ci spaventa, anzi!
Io salice sono capitato qui, non è la riva di un torrente, ma è pur sempre terra umida. Sono in un giardino di un asilo, per compagnia non ho acqua che scorre, ma bambini: adoro le loro piccole mani mai ferme, mi ricordano il vento forte e l’acqua impetuosa.”
Villaggio del Fanciullo, ATELIER DEI PICCOLI, Bologna, 16 settembre 2013
rinascerà ancora… grazie