Una primavera è passata dall’ultimo post che ho scritto. Ho perso il filo. I ragazzi crescono e gli impegni si moltiplicano. Volevo condividere con tutte le persone che hanno seguito questo sito un saluto e un arrivederci 🙂
Comandante: si lascia la compagnia così, dando un quasi appuntamento a Orticola? Anni di messe sul forest gardening, di rosari sul diritto dei minorenni a scalare gli alberi, di ritiri spirituali sui licheni dell’Amiata per poi finire nell’happy hour dei giardini Montanelli?
Silvana le ha tirato uno scherzo, va là, e lei c’è caduto in pieno. Del resto Silvana sappiamo com’è fatta: lei ama le piante fino al punto di nutrirle con compost di tramezzino e tacos e di innaffiarle a gingerino. Dove vuole che le desse appuntamento, sotto il leccio di Montarbu? E guardi, le è andata anche bene: se il rendez-vous glielo proponeva Kong(zong) avrebbe dovuto pagarsi un biglietto per Giove; se proveniva da Silvio, sarebbe stato in un negozio di motoseghe (tutte accese per l’occasione). Almeno in via Palestro può riposarsi all’ombra di uno dei suoi platani giganteschi e sniffare di fiore in fiore il polline del giardinaggio esclusivo.
Va bene, una deriva verso il giardino borghese le è perdonata, dopo tutto il bene che ha fatto in questo blog, che lei ora mette in ibernazione. Cosa si scriva in questi casi non lo so. Un frigologio? E se poi lei mi resuscita con una nuova raffica di post? Perché è vero, i bambini crescono, ma poi crescono troppo e lei sarà di nuovo solo, lo so, davanti al computer, ovviamente, a condividere echinacee di dubbia moralità e trip mantegazziani.
Però è indubbio: una stagione feconda della sua vita è finita, completata forse già con quell’opuscolo, “Come un giardiniere”, dove ha messo dentro il suo personale the best of. Insomma, ha fatto come i cantanti in crisi creativa: una bella raccolta di brani per affrontare il tempo di mezzo, quello in cui la meraviglia è un po’ sospesa e il mondo ti chiede la app di tutto ciò che sei, di tutto quel che pensi, di tutto quanto inventi. Una stagione, a ben guardarla, sterilissima, ma necessaria a misurare il proprio talento e le proprie ambizioni. Allora brindiamo a questo vuoto nel quale tutti siamo un po’ finiti, personaggi delle nostre stesse idee, manifesti (a volte intemperanti per eccesso di convinzione) di un mondo sempre più desideroso di esprimersi che qui, grazie a lei, ha trovato argomenti e moderazione.
Tanta generosità ha oggi il suo contrappasso: una bella patina di selvatichezza, tanta erba che spunta un po’ dappertutto. E lei Capitano, che lisciava il pelo alle graminacee di Oudolf, si ritrova con quelle di Clément… O forse sono i bordi (stradali) misti della Buccioli (è quasi lo stesso, ma quest’ultimi sono più ornamentali).
Dentro comunque tutto resta lindo e ordinato, intellegibile, sorprendente; la cantina piena di commenti di un manipolo di brontoloni, compagni di petominchia e non. Un affettuoso saluto a tutti loro, oltre che a lei, Paolo Tasini: la sua Ett Hem è stata un po’ anche casa nostra, Poranceto è stato un po’ il nostro giardino.
Anche se mi verrebbe da dire che, più precisamente, Poranceto siamo noi.
Hello to every body, it’s my first visit of this blog; this website consists of amazing and in fact excellent
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…infatti…ma gli amici nn si perdono mai…ciao Paolo ci vediamo ad Orticola.? Un saluto caro.silv.
Ciao Silvana. Grazie del saluto 🙂 Per noi è un periodo di super lavoro per l’appuntamento di sabato a Russi. https://www.eventbrite.it/e/registrazione-visita-guidata-al-giardino-di-patrizia-dalla-valle-16645875261?ref=wpwidget
Non sono mai venuto ad Orticola. Una lacuna da colmare 🙂
Comandante: si lascia la compagnia così, dando un quasi appuntamento a Orticola? Anni di messe sul forest gardening, di rosari sul diritto dei minorenni a scalare gli alberi, di ritiri spirituali sui licheni dell’Amiata per poi finire nell’happy hour dei giardini Montanelli?
Silvana le ha tirato uno scherzo, va là, e lei c’è caduto in pieno. Del resto Silvana sappiamo com’è fatta: lei ama le piante fino al punto di nutrirle con compost di tramezzino e tacos e di innaffiarle a gingerino. Dove vuole che le desse appuntamento, sotto il leccio di Montarbu? E guardi, le è andata anche bene: se il rendez-vous glielo proponeva Kong(zong) avrebbe dovuto pagarsi un biglietto per Giove; se proveniva da Silvio, sarebbe stato in un negozio di motoseghe (tutte accese per l’occasione). Almeno in via Palestro può riposarsi all’ombra di uno dei suoi platani giganteschi e sniffare di fiore in fiore il polline del giardinaggio esclusivo.
Va bene, una deriva verso il giardino borghese le è perdonata, dopo tutto il bene che ha fatto in questo blog, che lei ora mette in ibernazione. Cosa si scriva in questi casi non lo so. Un frigologio? E se poi lei mi resuscita con una nuova raffica di post? Perché è vero, i bambini crescono, ma poi crescono troppo e lei sarà di nuovo solo, lo so, davanti al computer, ovviamente, a condividere echinacee di dubbia moralità e trip mantegazziani.
Però è indubbio: una stagione feconda della sua vita è finita, completata forse già con quell’opuscolo, “Come un giardiniere”, dove ha messo dentro il suo personale the best of. Insomma, ha fatto come i cantanti in crisi creativa: una bella raccolta di brani per affrontare il tempo di mezzo, quello in cui la meraviglia è un po’ sospesa e il mondo ti chiede la app di tutto ciò che sei, di tutto quel che pensi, di tutto quanto inventi. Una stagione, a ben guardarla, sterilissima, ma necessaria a misurare il proprio talento e le proprie ambizioni. Allora brindiamo a questo vuoto nel quale tutti siamo un po’ finiti, personaggi delle nostre stesse idee, manifesti (a volte intemperanti per eccesso di convinzione) di un mondo sempre più desideroso di esprimersi che qui, grazie a lei, ha trovato argomenti e moderazione.
Tanta generosità ha oggi il suo contrappasso: una bella patina di selvatichezza, tanta erba che spunta un po’ dappertutto. E lei Capitano, che lisciava il pelo alle graminacee di Oudolf, si ritrova con quelle di Clément… O forse sono i bordi (stradali) misti della Buccioli (è quasi lo stesso, ma quest’ultimi sono più ornamentali).
Dentro comunque tutto resta lindo e ordinato, intellegibile, sorprendente; la cantina piena di commenti di un manipolo di brontoloni, compagni di petominchia e non. Un affettuoso saluto a tutti loro, oltre che a lei, Paolo Tasini: la sua Ett Hem è stata un po’ anche casa nostra, Poranceto è stato un po’ il nostro giardino.
Anche se mi verrebbe da dire che, più precisamente, Poranceto siamo noi.
Arrivederci,
Gatto Silvestre