Selvatico non selvaggio

«Dal buco nella siepe» disse Susan «l’ho vista che lo baciava. Ho alzato gli occhi dal vaso dei fiori e ho guardato nel buco. L’ho vista che lo baciava. Li ho visti Jinny e Luis, che si baciavano. Nasconderò la mia angoscia nel fazzoletto. Lo avvolgerò stretta in un gomitolo. Da sola andrò al bosco dei faggi, prima della lezione. Non mi metterò seduta al banco a fare le addizioni. Non mi metterò a sedere vicino a Jinny e Louis. Prenderò la mia angoscia e la poggerò tra le radici dei faggi, La osserverò, la toccherò con le dita. Non mi troveranno. Mangerò delle ghiande e frugherò tra i rovi in  cerca di uova e i capelli si aggroviglieranno e dormirò sotto le siepi e berrò l’acqua dei fossi e morirò. »

Virginia Woolf, Le onde, trad. Nadia Fusini, Torino, Garzanti, 1998

Perdonami Silvio ma per me la via del bosco è la via della Pietas da una parte e del lenimento dall’altra, come in questo stupendo frammento di Virginia. Il bosco che racconta Mauro Corona e di cui tu spesso mi scrivi (ora dovrai farlo pubblicamente ;-)) è un luogo pieno di vita, il canto delle manère oltre a riportarci al suono e all’odore dell’acciaio del legno dell’olio di gomito non confligge con la selvatichezza raccontata in questo blog. Corona scrive ad esempio  dell’albero abbattuto senza perizia e che cadendo “batte e torna indietro con una forza che rompe il mondo”: non è forse una immagine che chiama Pietas? Per Pietas intendo, per estensione del significato antico, un sentimento di rispetto per la vita, per i viventi tutti che si traduce in un’adesione, in un dover esserci, a sé e agli altri. Ognuno al suo compito e al suo momento, può essere un semplice raccogliere di foglie o un difficile, impossibile affrontare il dolore di un bimbo che ha perso il genitore.

Nel parlare di “vie del bosco” tra il termine selvatico e selvaggio noi usiamo esclusivamente il primo. Non perchè selvaggio sia qualcosa di negativo: semplicemente indica altro. Perdonami l’ennesima citazione: diceva Robert Bly che  selvatico è colui che ha studiato la propria ferita. “The Wild Man, who has examined his wound, resembles a Zen priest, a shaman, or a woodsman more than a savage” – Robert Bly

Di questa selvatichezza andiamo parlando. Metto l’elmetto e ti aspetto Silvio! 🙂

Comments
35 Responses to “Selvatico non selvaggio”
  1. silvio ha detto:

    Il giorno che il selvatico non “confliggerà” con la selvatichezza andremo d’accordo. Non c’è pietas nella foresta, c’è vita e morte fuse insieme, c’è lotta e il coniglio morto deve essere mangiato, c’è la guerra a chi non rispetta questa armonia, a chi vuole umanamente (nel senso negativo del termine) accaparrarsi ciò che appartiene al bosco. Provo istintivo piacere in colui che sa come curare una ferita perchè qualcosa di più grande ha deciso che è così rispetto a colui che con antropomorfa arroganza studia e appone royalti a combinazioni di 100 e passa elementi nati miliardi di anni prima di lui.

    Vorrei che tu immaginassi questa scena che forse meglio di qualsiasi spiegazione da l’idea della diversità del nostro pensiero:

    tavolo di legno di una osteria, teca di vetro col salame e la mortadella e un pezzo di pane toscano iniziato
    al tavolo due persone
    sul tavolo un bicchiere di lambrusco e una tazza che ha fatto grattare la testa all’oste
    il silenzio è quello religioso di “Per un dollaro d’onore”
    in fronte uno all’altro

    FUKUOKA e MAURO CORONA

    a voi la sceneggiatura…………………………..

    prossimo episodio: quella casa nella prateria. Indovinate chi sarà la protagonista

    a presto 🙂

  2. rosmarina ha detto:

    per favore Paolo potresti fare la traduzione della scritta sotto la foto grazie .

  3. silvio ha detto:

    L’uomo selvatico, che ha esaminato la ferita come un prete zen, o uno shamano, o un boscaiolo più che un selvaggio.
    eh eh: da quando ho capito cosa significa translator su google… se vuoi te lo traduco in indi?

    ciao ros

  4. Paolo ha detto:

    Ciao Rosmarina, io direi

    “…il selvatico che ha studiato la propria ferita, più che un selvaggio ci ricorda un monaco zen, uno sciamano o un abitante dei boschi…”

    Certo che l’assenza di Gatto Silvestre pesa in queste conversazioni…

  5. Kravino Punzerle ha detto:

    Buongiorno,

    io nato di Macedonia che lavora con cineasta. Propone come sviluppa film di uomo giapponese e uomo italiano di bosco.
    Loro guardare 10 minuti in occhi. Poi alza insieme e mette pugni su Silvio.
    Forti forti forti.
    Pugni.
    Pero pugnare con pietas.

    Io scrive come poeta anche.

    Scusa.

    Ciao di Kravino

  6. Kravino Punzerle ha detto:

    Buongiorno.

    Scusa.

    Io scritto di Silvio perche inizio di film propio brutto.

    Brutto brutto brutto.

    Ciao di Kravino

  7. rosmarina ha detto:

    eccome se pesa ,si si una traduzione in indi mi piacerebbe.
    per me non c’è molta differenza tra selvatico e selvaggio è solo il significato che diamo noi alla parola che lo fa cambiare e diventare più forte o negativo ,certo per le piante è più adatto selvatico per alcuni animali selvaggio e per curarci le ferite dobbiamo trovare l’animale che è in noi. (lo so Silvio che anche le piante si curano da sole) la natura selvaggia la vedo incontaminata pura o anche inospitale,e anche uno sciamano può essere molto inospitale.

  8. rosmarina ha detto:

    ciao kravino

  9. silvio ha detto:

    silvio no muccino

  10. silvio ha detto:

    kravino non è che tu conosci un micio silvestre? chiedo?

  11. Kravino Punzerle ha detto:

    Buongiorno.

    No. Mio lavoro no cartoni animati. Spiegato che io vicino di cineasta.

    Ciao rosmarina. Tu che nome di insalata!

    Ciao di Kravino

  12. Emanuela ha detto:

    … Perché il giardino, ordinamento dell’anima umana, apparentato a tutti gli altri suoi ordinamenti, è un ordine dell’anima tutta intera e non soltanto della sua metà fattiva senza l’apporto di quella inerte, e non conosce bigotti estetizzanti se non chi ci passeggia (e del quale non si adonta): il giardino reclama il giardiniere.
    La passione, da cui l’immagine di un giardino sorge nella fantasia per assoggettare la realtà, non nasce da una sovrabbondanza di sogni ma da una sovrabbondanza di sofferenze inflitte e patite, da un guardare in faccia, senza illusioni, la realtà del male, dal voler riprendere fiato nella drammatica lotta con il mondo.

    da Rudolf Borchardt: -Il giardiniere appassionato- Gli Adelphi, Adelphi edizioni 1992

  13. Paolo ha detto:

    Una nota veloce per rimarcare il senso della scelta della parola selvatico. Nel Rinascimento come ricorda Marco Rigoni Stern questo aggettivo era scambiato con uno molto simile: salvatico
    http://www.etimo.it/?term=selvatico

    E’ quella minima ma bellissima sostituzione di vocale che indica un percorso possibile, una scelta di campo. Selvatico, salvatico, salvifico.

    La citazione di Borchardt proposta da Emanuela è stupenda e assolutamente centrale. Il bosco ha i sè la forza e la bellezza della natura e la domesticazione di secoli di convivenza con gli uomini. I boschi che, come Poranceto, perdono o allentano la loro natura di luoghi di coltivazione e di reciproca sussistenza (tu uomo mi coltivi e io castagno ti concedo i miei frutti), svelano a noi, non più figli di quel rapporto, la bellezza e la forza di un matrimonio che fu fecondo e che nel sopravvivere eroico chiama a nuove alleanze e nuove vite. Non è giardino questo? 🙂

  14. Pia Pera ha detto:

    Caro Paolo, cari tutti, bellissime queste vostre considerazioni sul selvatico, le ho segnalate su ortidipace. E speriamo che questa data per il convegno sia definita al più presto! con ammirazione pia

  15. silvio ha detto:

    Kravino perchè i due commensali sopracitati dovrebbero darmi pugni, peraltro senza rivolgersi la parola tra di loro. Credo che esistano più attriti fra un Corona ed un Fukuoka che con me che ho solo immaginato la scena. Se proprio dobbiamo scendere alle mani facciamo così: altre due sedie e mi ci siedo anch’io e poi anche te. Io prendo una grappa, tu?
    E parliamo di selvatico, salvatico, selvaggio, fili di paglia, biodiversità, varie ed eventuali. Riprese e montaggio Paolo Tasini.
    Fiducioso in una tua cortese risposta attendo impaziente.
    silvio
    sicuro di nn avere amicizie o conoscenze tra i felini?

  16. rosmarina ha detto:

    salve, nel film “il mio giardino” sono una attrice non protagonista ,che non si inquieta e non si spaventa di non avere pieno controllo sulla natura e cerca di capire chi è confrontandosi con il diverso.

  17. silvio ha detto:

    Più leggo e rileggo i vostri commenti maggiormente capisco che la mia scarsa cultura nn mi permette di vedere la poesia nelle pieghe della corteccia di un castagno. Fino a quì mi inchino a coloro che sono maggiormente dotati. Chiedo quindi aiuto nel cercare di capire: il bosco, il giardino e il giardiniere, reciproca sussistenza, una vocale che indica un percorso possibile? per dove?
    sono vostre parole e citazioni a cui pongo domande con l’umiltà dell’ignorante:
    selvatico è colui che ha studiato la propria ferita. uno ha una ferita( di qualunque tipo) la studia e diventa selvatico. ma dai?
    il giardino……..non conosce bigotti estetizzanti. cosa significa? chi sono?
    il giardino reclama il giardiniere. Anche grammaticalmente è lampante che una cosa richiama l’altra. il giardino reclama?
    la passione non nasce dalla sovrabbondanza di sogni ma dalla sovrabbondanza di pene inflitte e patite. a chi? da chi? per cosa?
    dal voler riprendere fiato nella drammatica lotta con il mondo?
    Scusami Emanuela non voglio essere sempre il bastian contrario, ma dov’è il bosco il giardino; voglio una pianta in questo discorso, una qualsiasi ma mettetecela. Di cosa si sta parlando. Una via alla selvatichezza?
    Probabilmente sono io che non capisco, o sono troppo pragmatico.
    Chiedo venia e spiegazioni…….. possibilmente semplici.

    grazie Silvio

    • Paolo ha detto:

      Caro Silvio

      hai ragione a chiederci spiegazioni e semplici. Ci provo e perdonami se il risultato non sarà all’altezza: tu insisti, che dell’essere il più chiari possibile abbiamo bisogno tutti.

      Bene, da dove comincio? Dagli occhi, perchè è indubbio che è da lì che io inizio a pensare. A Poranceto come in altri luoghi particolari io mi incanto e come sanno bene i miei figli la fantasia mi cattura al punto che ci può volere una “scossatina” per farmi tornare in senno. Che cosa vedo di tanto particolare? Nulla che non ci sia, solo che io inizio a legare ciò che vedo a pensieri, a altre immagini, che mi vengono in mente e il tutto si confonde, ma credimi non è confusione, è che le nostre menti i nostri cuori sono pieni di ricordi, racconti, suggestioni e quando una cosa emoziona riporta a galla tutte le altre simili.

      Il giardino Silvio è il luogo fisico dove i signori con disponibilità economiche ci chiamano per fare lavori secondo i loro desideri ma è anche un luogo ideale raccontato in tutte le narrazioni più importanti a cominciare dalla Bibbia. Noi uomini, è scritto nella Genesi, vivevamo in un giardino magnifico senza pena e fatica, poi siamo stati cacciati e condannati a coltivare con pena e fatica (a proposito di ferite… non trovi?). Cosa voglio dire? Ho preso a prestito il racconto biblico perchè tutti lo conosciamo ma sono tantissime le narrarazioni religiose, filosofiche, letterarie, poetiche che descrivono giardini. Ognuna indica percorsi e sviluppi originali e il giardino in terra e linfa che noi abitiamo è strettamente legato a questi universi. Certo il giardino di oggi più che che con questioni di fede o di filosofia ha a che fare con gli usi e i costumi dei nostri divi televisivi e del loro patinato mondo ma sono sicuro che per un giardiniere di qualche secolo fa le cose andassero diversamente.

      Se vuoi dirmi che sono un giardininiere… “datato” sappi che lo prendo a complimento 🙂

  18. Kravino Punzerle ha detto:

    Buongiorno.

    @Silvio: io visto per mio lavoro molto brutto cine, ma brutto brutto brutto come tuo mai visto.
    Uomo di bosco e uomo di Giappone spiegare solo con mano: tagliare legna, mettere seme, pugnare Silvio.

    Tu come giovanotto di Villaggio di Mulini. Conosce? Villaggio di Mulini era sogno di Kurosawa. C’è uomo di semplicità che spiega vita a giovane moderno. C’è giovane moderno molto sprovveduto.

    Tu uguale.

    Uguale, uguale, uguale.

    Ma lui molta voglia di imparare.

    Io faccio di profezia: tu Silvio camminerà dentro quadro di Van Gogh, e sarà uomo felice.

    Perché tu cerca di semplicità.

    Tu guarda di mio archivio: http://www.youtube.com/watch?v=Xq9n3hJPqeU&feature=related

    Ciao di Kravino

  19. Chorima ha detto:

    Sí, sicuramente essere definiti giardinieri datati é un bel complimento. Quanto meno il giardiniere datato ha il pregio di avere resistito a una mutazione che ha travolto qualsiasi cosa, persone giardini e piante. I giardinieri datati sopravvivono in un piccolo microcosmo. E, nonostante tutto, sono felici. La civiltá, la fuori, mal-vive freneticamente in un mondo selvaggio fatto di cemento e asfalto, senza piante. E non se ne accorge nemmeno.
    Ma se il giardino fosse negli usi e costumi dei divi televisivi, forse i giardinieri lavorerebbero di piú, senza per questo essere piú felici. Quanti di questi personaggi intenderebbero il vero significato del giardino? Ai giardinieri sarebbe data la possibilitá di esprimersi al meglio? Cosa hanno in comune i divi di oggi con i mecenati di un tempo?
    Il giardiniere datato é felice, sino a quando se ne sta, tranquillo, nella sua piccola nicchia.

  20. vespa teresa ha detto:

    Bellissima immagine Rosmarina.

    Nel mio giardino i maestri sono di volta in volta gli attori che scelgono di comparire e quando io interagisco cerco di integrarmi perchè non posso avere il controllo sulla natura facendone io stessa parte.

  21. rosmarina ha detto:

    Bella anche la tua visione Vespa.
    a Chorima vorrei dire che un giardiniere anche nella sua piccola nicchia ha dei problemi e spesso deve scendere a compromessi .Tanti divi televisivi hanno un giardino che sicuramente qualche cosa di bello saprà trasmettergli,mica saranno tutti degli insensibili.
    Esprimersi al meglio è comunque sempre difficile quando si ha un commitente o un capo che sia divo televisivo o altro .
    Però è vero, ora che la giardiniera la faccio solo a casa mia sono felice e meno stanca.(non infuriatevi voi del mestiere che tra non molto ricomincerò.)

  22. kong(zhong) ha detto:

    Bene, caro Paolo
    io sono ancora meno dotato di Silvio e quindi nonostante le tue premure didattiche, non capisco in tutta questa discussione che inizia con “selvaggio non selvatico” come hai fatto entrare il giardino e il giardiniere.
    Nella mia idea “giardiniere” e “selvatico” dovrebbero essere ortogonali e se non lo sono è solo per via della modernità che avanza (grazie a giardinieri “moderni” quindi).

    Provo a spiegare.
    Penso che il giardiniere sia colui che ha imparato a piegare la natura (vuoi che dica modellare? Riscrivere? Ripensare? Rivisitare?), in modo da creare un ambiente dove chiunque – con le differenti inclinazioni – possa trarre il massimo di piacere dalle attività svolte in natura.
    Il selvatico è invece chi (una parte dell’umanità) non ha bisogno del giardiniere per svolgere le sue attività “in natura” e anzi è talvolta infastidito da come alcuni giardinieri modificano quello che la natura gli avrebbe messo “naturalmente” a disposizione.

    La varietà di aspirazioni e richieste dei “non selvatici” genera l’esistenza di differenti giardinieri: quello antico, quello moderno, quello che da pugni in faccia, quello che medita, quello che agisce solo dopo avere parlato con gli spiriti della terra e quello che lavora per denaro.

    E dunque l’unico legame che trovo tra giardino (e giardiniere) ed il binomio selvatico selvatichezza lo sintetizzo così:
    giardiniere è colui che permette a chiunque di ritenersi “selvatico” in una natura “modellata” sulle proprie esigenze.

    Purtroppo oggi grazie all’opera del giardinatore, il selvatico “originale” – che sa godere della natura anche senza l’intermediazione di un terzo – è spesso declassato a selvaggio!

    Un grazie a Silvio per l’opera meritoria che svolge in questo blog dando voce ai (spero tanti) che non hanno la forza o il tempo di seguire il pensiero main-stream.

    Kong(Zhong)

  23. silvio ha detto:

    una sola obiezione kong: tutti lavorano per denaro.
    E ora veniamo alle varie affermazioni sopracitate: si parla di giardinieri datati e felici sopravvissuti alle mutazioni dei tempi.
    Chi sono? Chi sono quei giardinieri sopravvissuti alle mutazioni. Vedi forse giardinieri con la falce che tagliano l’erba. Vogliamo renderci conto che il giardiniere è un prestatore d’opera che taglia dell’erba, pota delle siepi o alberi e qualche volta crea giardini il più delle volte su progetti eseguiti seguendo un piano regolatore o ancora peggio guardando esclusivamente il costo. A questi parametri raramene si sottraggono coloro che hanno possibilità economiche maggiori. “Il mio compito è quello di educare alla natura e al giardino in un ottica di interazione ed integrazione con la natura stessa”. Bravo Don Chiscotte lancia in resta e via contro i mulini a vento. Quante volte ci capita di fare giardini come desideremmo, poche volte. La poesia è della domenica non del lunedì mattina.
    A presto

  24. Chorima ha detto:

    Kong,
    io credo che il giardiniere e il concetto di selvatico si possono immaginare come due linee parallele: alcuni giardinieri sono tremendamente lontani, altri un pó piú vicini e, forse, alcuni geni riescono a coincidere con la linea de selvatico in una sorta di illusione ottica.

    Silvio,
    il giardino dei desideri di ciascun giardiniere é il proprio. Lí la poesia c’é tutti i giorni.

  25. kong(zhong) ha detto:

    Errata corrige; oppure: mi pento!

    Si, sono stato troppo tranciante e netto nella categorizzazione. Il problema è il tempo, vorrei fare e dire tutto in poco tempo perché dobbiamo “produrre” e non scrivere su un blog.

    Però…

    Però quello ho scritto è troppo sbrigativo e non riflette la complessità di una posizione che mi viene da dentro, sotto la pancia, il cervello, il cuore, codificata nella mia genetica formatasi nelle montagne (povere) del centro Italia.

    L’impeto scribacchino, ha quindi a che fare con l’odio (per incapacità genetica di comprensione) verso una civiltà che ha messo in secondo piano il pericolo, il fascino e la durezza dell’ambiente Naturale. Uso la N maiuscola ad indicare l’ambiente sviluppatosi grazie ad un intervento “primitivo” dell’uomo con lo scopo precipuo di adeguarlo alle sue esigenze di sopravvivenza.

    Ecco quindi la prima imprecisione del mio ragionamento di ieri.

    Non esiste un ambiente NNaturale (con due N maiuscole ad indicare l’ambiente che trovarono gli ominidi australopitechi appena scesi dagli alberi). L’uomo lo ha cambiato perché nell’ambiente NNaturale, il selvatico, il selvaggio muore! Seguendo l’evoluzione l’umanità si è creata ambienti, plasmati con la pietra il bronzo il ferro. Ecco la centralità del “giardinatore” (offensivo? Non è mia intenzione!) ovvero di chi è abile a pensare e modellare lo spazio per garantire la “dolce sopravvivenza” della specie. Questo spazio potrà essere vissuto in selvatichezza (in armonia) per: coltivare, pascolare, produrre legno, avere acqua, aria o fare poesia, estetica, religione… E dalla Natura si potranno ottenere le soddisfazioni cercate solo, temendola, conoscendola ed adattandosi ad essa senza mai forzare. Come vedi sono quindi stato approssimativo nello scrivere che giardino e selvatichezza sono concetti ortogonali.

    Ribadisco e preciso la mia valutazione sull’ortogonalità tra essere selvatici e taluni modi di fare giardini oggi che – Tzunami, terremoti e tifoni a parte – si è persa la necessità di pensare alla natura come fonte di vita (e di morte). Uso la n minuscola, per indicare un ambiente problem-free, che accetta e a cui si può fare tutto. Un ambiente naturale che non è più freddo d’inverno e caldo d’estate, umido la mattina o quando è piovuto, abitato da insetti, caratterizzato da odori e piante che accarezzano ma anche pungono, feriscono, fanno male se ingerite o maneggiate senza conoscenza.

    “Giardinare” lo spazio per rendere inoffensiva la natura e poterci vivere senza rischi, paure o semplicemente timori reverenziali credo sia incompatibile con il sentirsi ed il professarsi selvatici. Al contrario il “selvatico” riesce a trarre piacere dallo stare nella Natura (con una sola N maiuscola) quella Natura che (con caratterizzazione estrema) ho valutato lontana e ortogonale alle villette, alle terrazze, e ai giardini resi sicuri per farci vivere i nuovi “selvatici”.

    Intendiamoci nulla di male o illegittimo. Chiedere un prato sterilizzato del colore e dell’odore voluto, senza formiche è un diritto. Solo non si creda selvatico chi in quel prato si sdraia e soprattutto non si creda selvaggio quello che riesce a stare bene anche a Poranceto.

  26. Chorima ha detto:

    ¿Potremmo dire che esistono diversi gradi di selvatico? Cosí come Naturale e NNaturale potrebbero esserci anche Selvatico e SSelvatico. Non me la sento di ammettere che i giardini non sono selvatici. Credo e (spero) che qualsiasi giardino (anche il piú innaturale) “contenga” sempre qualcosa di selvatico. Se muovi una pietra c’é sempre qualche essere selvatico.
    Forse fare un giardino é il tentativo di “selezionare” il selvatico che ci piace. Lo so é un pó presuntuoso, ma a “fare” il Sselvatico ci pensa la NNatura.

  27. rosmarina ha detto:

    Vandana Shiva su “sostenibilità ambientale per un mondo migliore” dice : ” natura selvatica e natura coltivata sono un po’ come femminile e maschile : il selvatico dovrebbe essere al centro, lì dove dovrebbero stare, più e più spesso le donne, mentre coltivato, così come il maschile, dovrebbe spostarsi un pò più verso il femminile, il selvatico.”

  28. emanu ha detto:

    nella cittadina di Galliate, l’amministrazione ha deciso di coprire l’erba sotto gli alberi dei viali con erba di plastica. Sì proprio quelle moquettes verdi con l’erba già falciata, tutta alla stessa altezza. L’amministrazione sostiene che così la manutenzione è più facile e la zona più igienica. Potete andare a vedere. Non sto inventando nulla.
    Secondo voi sono Selvatici o Selvaggi? Io non ho dubbi.

  29. Il Fu Gatto Silvestre ha detto:

    Il Tasini, che ha conosciuto la propria fallibilità o la propria ombra, è più vicino al Libereso Gugliemi, che non al Silvio.

  30. Paolo ha detto:

    Urca una discussione che fa resuscitare nientepopò di meno che il Gatto Silvestre!!!

    Che meraviglia! 🙂 Complimenti a tutti. 😉

    Rosmarina la citazione di Vandana è molto particolare: in che testo è?

    Ah a proposito ho fatto una ricerchina su Internet e ho scovato notizie del nostro misterioso regista Kravino 🙂

    http://miroslava.splinder.com/post/22188299/Aratura%2C+aratura%2C+aratura!

  31. silvio ha detto:

    GS ero in pensiero. Ma ti sembrano scherzi da fare

  32. rosmarina ha detto:

    caro Paolo la trovi su google “sostenibilità ambientale per un mondo migliore “Vandana Shiva .
    saluti a silvestre

  33. Il Fu Gatto Silvestre ha detto:

    Ciao.
    È andato via il lupo?

  34. rosmarina ha detto:

    non so a chi è rivolta questa domanda, non so se c’è un lupo e non so se è andato via ,ma credo che in uno spazio selvatico come questo non ci starebbe male.
    Pecore non ce ne sono, e i lupi sono animali bellissimi, per alcune antiche civiltà è stato uno degli animali totemici più importanti, il bosco sacro che circondava il tempio di Apollo era chiamato lukaion o regno del lupo e sembra che nel viaggio iniziatico fosse necessario passare attraverso la gola del lupo per raggiungere la liberazione, dal buio alla luce, il lupo è portatore di una conoscenza che viene dal regno delle ombre.
    Parecchi anni fa intorno alle macchie dove vivevo c’era un lupo, ma poi un buon pastore ha pensato di ucciderlo per proteggere il suo gregge, però a me è dispiaciuto.
    E noi, per diventare dei veri selvatici, se ho ben capito, dobbiamo conoscere la nostra ombra.
    Torno a fare la nonna della mia quarta nipotina.

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