I bimbi e il bosco

In questi giorni sono stato con mio figlio maggiore (5 anni) e un suo amichetto nel bosco che più frequento: il bosco di Castevecchio nel parco naturale dello Sciliar a Bolzano. I figli di città, come i miei, non sono abituati al bosco, non fa parte della loro esperienza quotidiana, e mi domando in quale modo io possa introdurli all’esperienza di questi ambienti…

Ciò che vorrei e non riesco a fare è appassionarli alla vita intima del bosco. Ciò che riesco a fare è assecondare i loro desideri: guerre di pigne, ricerca di bastoni, ecc. …

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Mi giustifico pensando che la nostra famiglia non vive nel bosco o del bosco e se torno indietro nel tempo fino alla mia infanzia, la mia esperienza di bosco alpino, è legata esclusivamente alle vacanze agostane dove per noi bimbi, ospiti del pio Hotel Salego, proprietà della diocesi bolognese, proprio il bosco di Castelvecchio, era il luogo segreto della nostra comunità di pari… Lì, divisi in bande, passavamo il tempo a raccogliere pigne, a scegliere con cura un fortino e luoghi segreti per le nostre pigne-munizioni; poi c’era la festa della battaglia con l’immancabile reprimenda dei genitori…
Eppure a me rimane il desiderio di offrire qualcosa di più di uno sfondo di avventura…

OK: lo prendo come un impegno! 🙂

Comments
2 Responses to “I bimbi e il bosco”
  1. Cat ha detto:

    Ciao paolo, secondo me la strada migliore per appassionare i figli alla natura, al bosco in particolare, é portarceli e partecipare ai loro giochi avventurosi, ma al contempo manifestare tutta la nostra passione, entusiasmandoci per il ritrovamento di una pianta particolare, per il sapore di un frutto selvatico, per la morbidezza del muschio sotto i piedi…trasmettendo cosí un messaggio di rispetto e ammirazione per il bosco, che sicuramente verrá colto e assimilato, magari piú in la nel tempo; questa é la “lezione” che mi ha insegnato mio padre (cacciatore! questa passione non é riuscito a trasmetterla, perché ha sempre troppo insistito!). saluti carlo alberto

  2. Paolo Tasini ha detto:

    Vero ciò che dici…Ti ringrazio… Ritornando a casa ho ripreso per un attimo un bel libricino che lessi tempo fa:
    Bevilaqua Francesco, Elogio dello stupore, Catanzaro, Rubbettino Ed., 2001.
    A chiusa del testo c’è una lettera di Fulco Pratesi, il quale lamenta (con enfasi) che: “non il bambino, non il nativo, non l’animale, non l’incolto sono presi dall’incanto degli spettacoli naturali…”
    Bevilaqua da una bellissima risposta e ricorda con esempi la sorpresa che sempre alligna nell’animo dei bambini… sta a noi adulti, arrugginiti nel pensare per fenomeni e cause, cogliere e coltivare gli spunti dei nostri figli…

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