Maria Lambertenghi, Il giardino di Puji

Lambertenghi, Maria, Il giardino di Pu-ji.

Maria Lambertenghi, Il giardino di Pu-ji.

“Quel piccolo giardino doveva essere stato molto bello, ma sentivo che le parole che mi dicevo non rendevano il senso di ciò che provavo.
Non era stata solo la bellezza, ma qualcosa di più, era stata la segreta, paziente, infinita ricerca di essa.”

pag. 12, L’incredibile avventura di un giovane contadino giapponese, L’Autore Libri Firenze, 2006.

Ci sono racconti di narrativa che, meglio di tanta manualistica, descrivono perfettamente le particolarità di un giardino e del percorso di pensieri, emozioni, abilità di costruzione ad esso collegate. E’ il caso di questo bellissimo scritto di Maria Lambertenghi: Il giardino di Pu-ji. L’incredibile avventura di un giovane contadino giapponese.

E’ un racconto intenso, lirico, che mi piacerebbe leggessero soprattutto i giovani giardinieri: quasi un racconto di formazione, capace di tracciare un modello di crescita attraverso l’identificazione in un personaggio e l’esposizione di emozioni, sentimenti, progetti, azioni abbozzate nel loro nascere, fiorire e morire.

Le pagine che riguardano il giovane Pu-ji e il suo maestro Hamamoto sono quelle che mi hanno più toccato. Il loro viaggio nei boschi è un frame che varrebbe una tesi, tanto è importante e poco compresa nel nostro vivere la figura del maestro e la delicatezza dell’insegnamento.

Sarebbe bello che da questo racconto uscisse un romanzo compiuto: le capacità di scrittura ed il cuore di certo non mancano.

Un saluto grande

Comments
2 Responses to “Maria Lambertenghi, Il giardino di Puji”
  1. lucia ha detto:

    La vita dei personaggi emerge in modo colorato mentre una cornice di odori si espande ed io farfalla tra petali ed odori ho immaginato di volare su una corolla.
    La lettura del libro è stata accompagnata da un susseguirsi di sensazioni ed emozioni pervasi da una triste malinconia, la malinconia di chi si sente privato di un sogno, che si materializza nel crearsi uno spazio fatto di fiori e di sogni, di chi viene sradicato dal suo giardino, dai propri affetti, privato, così, della libertà e, soprattutto dei propri sogni.
    Il giardino per Pu-ji si presenta estraneo rispetto al resto, i fiori diventano protagonisti perché creano riflessioni profonde dal respiro lungo, espresse, peraltro, attraverso immagini poetiche incantevoli, tutto ciò accompagnato da un linguaggio molto ricercato, direi quasi dal profumo delicato.
    Si coglie un panteismo pulsante dal quale emergono vibrazioni ed emozioni molto forti. La vita emerge attraverso quegli aspetti della natura che, abitualmente consideriamo inanimati, eppure chi ama la vita la sente anche dove essa sembra non esserci.
    Tra il fluttuare di immagini del presente ed il richiamo del passato emerge la figura del giovane contadino della regione del Kanto, lui piccolo in un universo troppo grande, tale rapporto lo spaventa, ma Pu-ji supera questa paura quando capisce di essere una parte dell’universo “Anch’io sono su questa terra, anch’io sto ruotando con lei nell’universo e con il mio piccolo giardino nascostovi aggiungo bellezza”
    Questa cornice di estrema bellezza si adombra, emergono sentimenti tristi e malinconici dati dal senso di estraneità del giovane privato del suo giardino, dei suoi affetti e dei suoi sogni.
    Pu-ji pensa al tempo ed al suo rapporto che questo ha con la vita e le cose.
    La figura dello Shogun si presenta uno sdoppiamento che inizialmente non si coglie, autoritario rigido e distaccato, così come era giusto che fosse, ma dentro quell’armatura si nascondeva una sensibilità ed una sofferenza che non gli era concesso di mostrare.
    In fondo il giovane contadino e lo Shogun erano stati privati degli affetti più cari, a nessuno dei due era stato concesso di scegliere.
    La stessa cosa accadrà a Pu-ji quando il suo cuore si apre come corolla alla prime luci del mattino, al primo calore del sole.
    L’amore diventa un’altra spina nel cuore, capì che era il tempo del suo amore, un amore ed un tempo tiranni, vissuto con il sapore del limite e dell’impossibile,
    Il giardino diventa il giardino dell’assenza, i due giovani vivono fuori dal tempo e l’attimo diventa eterno.
    Così come eterna vorrei che fosse la sensazione e l’emozione che ho provato in poche pagine, si deve veramente essere molto abili per trasmettere tutto ciò in modo così immediato.

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