Poranceto: la risposta
Lettera del Consorzio Parco Regionale dei Laghi Suviana e Brasimone.
Ecco la risposta ufficiale del Parco: cliccate sull’evidenziato per aprire il documento PDF (se non si apre provate con Acrobat Reader).
Bene! Finalmente! Abbiamo aspettato tanto ma una risposta è arrivata: se consideriamo solo la mail certificata siamo anche nei trenta giorni entro quali un’ufficio pubblico ha il dovere di rispondere.
Leggendo il documento tutto è avvenuto nel pieno rispetto di regole e normative, c’è un piano di recupero teso alla rimessa in produzione dei castagni di Poranceto. Quelle potature quindi sono necessarie al ripristino di un castagneto da frutto.
Io non sono un castanicoltore e seppure ho le mie idee sulle potature non voglio entrare negli aspetti tecnici. La questione che pongo considerando le nostre riflessioni è innanzitutto di senso del luogo. E’ un fatto che un luogo così incredibilmente bello – accidentalmente bello d’accordo – sia, in termini squisitamente estetici, orrendamente mutilato da interventi di tal natura.
Domando: Poranceto così come si trova ha un valore estetico, culturale da salvaguardare? Rimettere in produzione i castagni da frutto in quel modo uccide o non uccide la bellezza del luogo? Per l’economia del Parco e del territorio tutto ha senso una operazione del genere?
E ancora: noi giardinieri, noi che coltiviamo in ragione di un ideale di bellezza, che rapporto abbiamo con questi straordinari ambienti? Sono essi nostre fonti? Sono giardini? E che peso hanno nella nostra vita/cultura giardiniera? Ha senso difenderne la natura e adottarli? Chi, oltre ad alcuni di noi, può essere interessato a una difesa di Poranceto così come è in nome, come dice Silvana, “della magia e del mistero”?
Tante sono le domande che si affollano e più che di battaglie io sento il bisogno di approfondire…
Idee?
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[…] Poranceto riprendo il filo del discorso da un’altro luogo straordinario visitato in questi giorni. La […]
La risposta non fa una piega, hanno deciso di fare così, con tutti i timbri e le firme necessarie. E forse una risposta univoca non è nemmeno possibile, ogni caso è diverso e andrebbe affrontato nuovamente tutte le volte.
E’ probabilmente il nodo fondamentale dei nostri anni: cosa fare di ciò che è rimasto da altre epoche e che ha perso la sua funzione originaria per assumere nuovi valori nel mondo contemporaneo – mettere insieme valori di produzione con valori simbolici.
Di certo non è il periodo più favorevole per i Poeti, che tuttavia hanno sempre uno sguardo visionario e cioè con la prospettiva più lunga degli altri. E i Poeti non sono cicale che dissipano il tempo in fanfaluche, come qualcuno vorrebbe far credere. Sono persone che sanno cosa servirà in inverno e raccolgono, per scaldare i cuori quando si sarà persa la speranza. Magra consolazione: se lavorasse un po’ di più la poesia, in alleanza e non in collisione con altre esigenze, credo che si eviterebbero tante distruzioni gratuite, tante offese al paesaggio che nella Costituzione è difeso da un ben preciso diritto e che è il patrimonio di un luogo. Così come i bambini sono il patrimonio di una Nazione. Ma sembra che nessuno se ne accorga. Si considerano un’età “a parte”. Dopo sì, comincerà la vita vera.
Ma chi l’ha detto? Chi perde così tanto la memoria da cancellare a se stesso le emozioni dell’infanzia, pensando che le emozioni dell’età adulta non siano le stesse, non abbiano radice lì? Se qualcuno, abitando i condomini Poranceto, sentirà una sottile malinconia, senza sapere perché, forse qualche anziano che ha giocato bambino nel Castagneto di Poranceto, glie lo saprà spiegare. Ma si sa: anche gli anziani sono un’età “a parte”.
Propongo una considerazione sul Valore. Qual’è il valore di un luogo? E, innanzitutto, cos’è il valore?
T. Makiguchi (http://www.tmakiguchi.org/biography.html) ne dava una definizione che amo molto: il valore ha tre aspetti che interagiscono come i tre piedi di uno sgabello. Il primo è il GUADAGNO, ciò che garantisce sostegno alla propria vita. Il secondo è il BENE, che altro non è che un guadagno collettivo, che abbraccia la società locale. Il terzo è la BELLEZZA, cioè ciò che porta gioia ad una vita in grado di sostenersi. E’ l’armonia, la fluida interazione di questi tre elementi che genera uno stabile valore.
E allora mi chiedo: qual’è il valore di questo luogo? e mi rispondo: il valore di un luogo è quello che gli viene assegnato dagli esseri che lo abitano (fisicamente, mentalmente, spiritualmente, istituzionalmente, sporadicamente…). E se gli intenti di questi esseri differiscono, si apre una sorta di competizione culturale fra le diverse “anime” di un luogo. Eppure fra tante diverse possibilità ce ne sono delle migliori e delle peggiori, e la qualità la vedo misurabile in termini, appunto, di Valore.
Il fatto di poter discutere e riflettere superando le contrapposizioni ma coltivando una “onesta disposizione all’ascolto”, porta naturalmente al ridursi delle distanze e all’emergere di una visione condivisa. E’ vero che il commento di Mimma del 14 luglio (evidentemente a favore più della battaglia che del dialogo) sembra aver dato un calcio alla tardiva risposta delle istituzioni, ma è anche vero che la risposta ci lascia con l’amaro in bocca, ed è sensibile l’aria di stallo. Ed io resto convinta che il dialogo, imponendo fede e pazienza, sia l’unico percorso per uno sviluppo autentico, delle persone e dei posti. Condividere i significati rende molto più difficile mascherare egoismi a somma negativa. E nessuna intelligenza politica può permettersi di sostenere scelte a somma negativa coi riflettori puntati addosso! Torniamo, dunque, al valore di quel posto. Il contesto: siamo in Italia. Se c’è un valore indiscutibile dell’Italia, nonostante il buio del tempo e nonostante la profondità dell’ignoranza, questo valore è la Bellezza. Lo sfruttamento economico della bellezza genera in questo Paese, fra entrate dirette e indirette del turismo, una cifra che si colloca intorno ad un 15% del PIL (fonte: CISET).
Cosa potrebbe significare una valorizzazione turistica di un luogo come Poranceto? in che rapporto starebbe con il raccolto di castagne che ci si attende oggi da quelle potature? Quanto potrebbero ricavare i proprietari dei castagni da incentivi pensati per valorizzare ciò che di straordinario ed unico offre quel luogo, anzichè per riportare, a proprie spese, quegli stessi castagni in produzione? perché impiegare Michelangelo in una catena di montaggio? perché sfruttare il Colosseo per ottenerne materiale edilizio? l’arte di “creare valore” sta nel fare emergere il meglio di ciascuno e di ogni luogo, con un occhio al guadagno, uno alla società e uno alla bellezza.
Chiedo scusa a chi di dovere del ritardo ma ho avuto problemi di connessione (e non fate della facile ironia). Le parole sono poche: ho sbagliato.
Sono stato a poranceto e concordo con quanto scritto in precedenza da altri. Il lavoro fatto secondo il mio parere è sbagliato. Le piante che ho visto non meritano una potatura di quel genere, concordo con Paolo e con gli altri che hanno posto giustamente l’attenzione sul valore estetico e se vogliamo storico di quelle piante. Il fatto stesso che ci sia una struttura di tutela di quel parco implica che il valore di quel parco va ben al di là degli aspetti economici che peraltro sono irrilevanti nel contesto stesso.
Dott. Moruzzi mi dispiace ma devo ammettere che anche se i lavori eseguiti sono stati fatti con tutte le autorizzazioni e i timbri del caso, rimangono interventi che devastano delle armonie frutto anche del lavoro dell’uomo, ma su cui il tempo ha dato una bellezza inestimabile e che, secondo me, andava preservata.
Poranceto merita veramente di essere respirato.
GRAZIE
p.s. ora liberate i miei familiari?
Silvio hai lasciato tutti senza parole, provo molto rispetto per le persone e in questo caso te, che sanno riconoscere e ammettere i propri sbagli, sei forte e di buon cuore.
Ora penso sarebbe giusto che tutti quelli di noi che non sono mai stati a Poranceto (io per esempio) andassero a farci un giro per ascoltare e respirare questa magia.
Egregio Signor Protocollo n° 810 del Consorzio Parco Regionale dei Laghi di Suviana e Brasimone, premesso che il sacrificio dei castagni di Poranceto è valso almeno la salvezza dell’anima di Silvio (a Kong ci penseranno i burocrati di Giove), e premesso che, al posto suo, avrei sofferto terribilmente nel dover sigillare tanti così deboli contenuti in così poche righe, premesse queste cose, dicevo, gradirei un chiarimento su un concetto espresso da lei medesimo: che una volta “recuperati”, i castagni dovranno “essere gestiti con tecniche che consentano la conservazione del ricco corredo floristico esistente”. Se si riferisce al sottobosco, condivido che una conservazione al momento urgente è quella sotto grappa delle ultime fragoline. Per il resto c’è spazio per piantare datteri e fichi d’india.
Con disappunto, infine, ammetto che non c’è un “meglio” fra le tesi sostenute. Però ce un passaggio filosoficamente davvero notevole.
Magari un giorno me lo spiegherà, se ci incontreremo in qualche ricovero per anziani. Mi spiegherà perché piange tanto quando qualcuno la prende con un sorrisetto e la porta di là, e le dice: “Adesso ti ringiovanisco un po’… Per favore, faccia il Protocollo! Ha solo 70-80 anni, mica 1500.
Suo Gatto Silvestre
Certo che si potrebbe andare a fare un merendino a Poranceto tutti insieme, altrimenti è tutto discorsi deprimenti e niente ciccia!
Il merendino l’abbiamo fatto, chieda a Silvio. E’ per quello che siamo depressi.
E’la logica del progresso. C’é sempre una buona ragione per distruggere. Tutti i giorni scompare bellezza in nome dello sviluppo e dello sfruttamento economico.
Linguaggio caustico e fredda logica, tutto secondo le leggi. Non fa una piega. Alla fine c`hanno sempre ragione. Io, una lettera redatta da qualsiasi amministrazione pubblica dove si si parli di bellezza (o di altri valori “spirituali”), non me la immagino nemmeno.
Il problema é che la bellezza fine a se stessa (o meglio senza nessun fine) non ha alcun valore. E attenzione a dire che una bellezza naturale potrebbe essere utilizzata con fini turistici. E’ un’arma a doppio taglio. Io mi chiedo: ma per salvaguardare c’é bisogno sempre di un ritorno economico?
Gs siete depressi per colpa mia? la prossima volta vengo con una boccia di jack vedrai come cantiamo.
Ne approfitto per lanciare un sasso senza nascondere la mano: cosa ne pensi dei ragazzi che hanno distrutto il campo di mais ogm a pordenone? Ti avviso che ogni parola usata verrà usata contro di LEI.
con immensa cordialità
il suo terzino preferito
ps
è ovvio che il guanto è per tutti
a Pordenone quelli che hanno distrutto il campo di mais ogm sono stati bravissimi e velocissimi,hanno fatto un lavoro ben fatto . urrà
rosmarina , cos’è un mais ogm?
silvio cerca su google ,ma ti voglio aiutare
http://www.scienzita.it/articoli/biologia/ogm.html
ciao
ho letto molto interessante. Ros…….. sai anche quanto costa il grano al qle alla vendita o sai qual’è la redditività di un ettaro?
S. sissi lo so, ma siamo in vacanza la scuola è chiusa, basta con le interrogazioni prof.
E speriamo che il grano possa continuare ad essere un simbolo di fertilità.
non sono un prof. sono una persona con le proprie idee e mi piace scambiarle per migliorare in prima persona. o visto il link che hai mandato e da nessuna parte si parla di danni certi dal consumo di ogm. ogm è un organismo con una modifica al genoma che può essere indotta o naturale( vedi quadrifoglio). noi consumiamo ogm continuamente, il mais , il grano credi che siano quelli naturali o siano il frutto di modifiche e di selezioni. lo stesso maiale non esiste in natura, le simmenthal o le frisone o i durok o i large white per i suini sono frutto di alterazioni di animali che sarebbero completamente diversi. ma veniamo al nocciolo del problema. alcune persone sono andate da un contadino di pordenone che aveva seminato del mais. e gli hanno distrutto il raccolto perchè è ogm. quel contadino ha l’annata persa perchè ha seminato un mais resistente hai parassiti o più resistente all’allettamento. che danni alla salute portava l’inserimento di una determinata proteina all’interno del genoma di un seme. lo sappiamo se quel mais era per l’alimentazione umana o per quella animale o peggio era per biomassa. l’importante era rompere i c………. ad un contadino che guadagna 15 euro alqle per dare da mangiare a tutti quelli seduti su una sedia. rompere i c………….. , ribadisco, ad uno che se va tutto bene guadagna 300 euro ad ettaro per arare fresare seminare e battere un campo che costa 30000 euro ad ettaro per cui senza contare il suo lavoro e gli attrezzi impiegati a grano gli ci vogliono 100 anni per recuperare l’investimento. in questo caso 101 perchè un branco di s……… non sapevano cos’è un ogm non sanno gli effetti che produce, soprattutto non sanno che se domattina si torna a produrre in maniera naturale quindi non più i sessanta qli ad ettaro ma torniamo ai 20 il 20 % della popolazione più povera del mondo morirà di fame. e’ come se arrabbiati per la diffusione delle armi nel mondo andassimo a tagliare le gomme agli operai della beretta. non ho mai sentito di manifestazioni davanti ai cancelli della pioneer o la dekalb. i cocomeri sul mercato adesso sono tutti ogm perchè è una varietà resistente al marciume da contatto ma nessuno di noi si sognerebbe di comperare un cocomero mezzo marcio. chi di noi si sbatte per andare dal contadino a comperare la frutta o la verdura e dargli i soldi che si merita; preferiamo andare al grande centro commerciale e metterci a posto la coscienza con un etichetta bio o peggio ancora ecosostenibile( questo discorso necessita di ulteriori approfondimenti in altro momento) . tu dici che hanno fatto benissimo, bene però quest’anno il contadino e la sua famiglia viene a vivere a casa tua e mangia da te. l’ultima cosa che vorrei dire è che se si tratta di mais o grano non ci possono essere contaminazioni, sono graminacee monoiche ogni pianta impollina se stessa o al massimo quella limitrofa, se c’è una cavedagna in mezzo non ci può essere impollinazioni incrociate e poi essendo piante annuali cosa rimangono le spore per terra? sento di campi contaminati, da cosa? non è che se sto vicino a persone coi capelli rossi mi diventano rossi anche i miei. il corredo cromosomico non è una malattia trasmissibile per contaggio.
spero di aver aperto un dibattito perchè sono molto interessato alla cosa.
grazie
si non si conosce con esattezza se e quali danni i cibi ogm possono provocare,non esiste alcun criterio che permetta di capire che una sostanza sconosciuta sarà tossica e se potrà avere conseguenze nocive per la salute umana,non ci sono garanzie di sicurezza alimentare e questo mi sembra già un motivo per cui non dovrebbero essere usati,purtroppo sulle nostre tavole qualche alimento ogm sarà arrivato soprattutto prima che fosse obbligatorio indicarlo nell’etichetta,il consumatore è tenuto a fare sempre attenzione scegliere prodotti italiani (nel nostro caso) e di stagione ,mangiare meno e di qualità ,se non possono andare diretttamente dal contadino.
é vero in natura le piante hanno portato delle modifiche ai loro geni ,per adeguarsi al territorio ,per sfuggire pericoli ,ma gli ogm di cui stiamo discutendo vengono brevettati in laboratorio da industrie chimiche ,immettendo materiale genetico ad esse alieno prveniente da piante ,o animali ,o virus , batteri , o da esseri umani.
Gli ogm non hanno niente in comune con le tradizionali tecniche di selezione svolte dagli agricoltori nei secoli , i diserbanti usati nelle colture ogm sono più potenti e molto tossici ,e spesso li vende la stessa multinazionale che produce i semi.
Non ho capito il maiale che non esiste in natura, prima era un cinghiale selvatico, il porco è un animale molto antico, l’uomo allevò suini selvatici già nel 6500 a.c.
Torniamo a Pordenone , il campo distrutto appartiene a Giorgio Fedinato (presid. ass. agricoltori federati) agronomo impresario che ha i contadini che gli lavorano la terra, gli agricoltori che vogliono coltivare ogm si sbagliano se pensano di risolvere così i problemi di parassiti e piante infestanti, i vantaggi di queste colture potrebbero essere di breve durata, e gli svantaggi a carico degli agricoltori .
Sono d’accordo con i ragazzi che hanno distrutto quel campo perchè era un’imposizione, il mais è una specie monoica, la fecondazione è in massima parte anemofila (l’impollinazione avviene per mezzo del vento) la diffusione dei geni per mezzo del polline non è un fatto che si può controllare, i transgeni dispersi nell’aria possono trasferirsi anche in alcune erbe spontanee. Non voglio il mais mom810
(guarda caso monsanto) e nessun altro ogm.
Mi auguro che altri continuino questo dibattito perchè per me ora è il momento di fare la salsa con i miei pomodoro, come ogni anno.
Concordo pienamente con la tua prudente e saggia opinione cara Rosmarina, fra l’altro, ad una trasmissione alla radio ho sentito che oramai gli OGM sono superati da nuovi sistemi di propagazione e coltivazione,che si basano sul semplice incrocio fra organismi vegetali della stessa specie, come facevano, insomma, i contadini una volta, all’opposto di quello che succede negli O.G.M . (Organismo Geneticamente Modificato)e cioè:
“Ogni organismo, diverso dall’uomo, il cui materiale genetico è stato alterato in modo diverso da quanto si verifica in natura con l’accoppiamento e/o la ricombinazione genica naturale” *
* Direttiva 2001/18/CE Parlamento Europeo e del Consiglio del 12-3-2001
Ma, sinceramente, mi basta sapere che a sovraintendere il commercio degli OGM ci sono multinazionali come Novartis e Monsanto per non credere a una sola parola di ciò che mi vogliono far credere.
Gentile Silvio,
non so niente di ogm (nel senso che non ho mai studiato a fondo la questione) e non sapevo dell’episodio di Pordenone. Quello che posso dirle è che, volendo promuovere un’azione contro gli ogm, avrei proposto una colletta per comprare il mais al contadino, per poi disfarmene (del mais). In quanto al contadino, temo che le condizioni in cui è costretto a lavorare siano tragiche e che, viste le problematiche con cui si confronta tutti i giorni (economiche, ambientali, etiche e culturali), il vero problema è che non si possa più fare questo mestiere da ignoranti. Perlomeno non con l’ignoranza e i valori degli ultimi sessant’anni. L’agricoltura è asservita al sistema di produzione industriale, e io onestamente non saprei cosa consigliare a chi si guadagna il pane spargendo ogm, pesticidi e fertilizzanti pur di stare dentro ai parametri del commercialista. Certo non andrei a saccheggiargli i campi. Al massimo gli avrei fatto un paio di cerchi visibili dal Castello d’Aviano, zona doc per americani e ufo.
Suo GS