Montarbu
Montarbu, Ogliastra, 25 luglio 2010.
Arriviamo da est, alle spalle il Massiccio del Gennargentu, non abbiamo studiato percorsi, consultato guide, siamo lì, calamitati da quel nome, Montarbu. Sulla strada ci fermiamo a una fonte, c’è l’indicazione di un sentiero che va verso l’alto, verso Scala Sa Marra, lasciamo le macchine e ci incamminiamo. Radura, poi finalmente bosco, rumino alcune parole: “Dopo le radure, di nuovo il bosco…”. Sono della Deledda, ma non ricordo il seguito, ne il racconto.
Camminiamo, i bambini tirano indietro, vogliono il mare dei giorni scorsi, al limite il lago vicino, quel Flumendosa che tanto ci aveva colpiti; qui è faticoso, bisogna salire, anche se è fresco e il sentiero è curato. D’improvviso i primi giganti: sono lecci, scuri, forti, larghi quanto alti. Il sottobosco è rado, ma si procede lenti, i bimbi rapiti dall’atmosfera salgono e scendono dagli alberi, Giulio è Jack sul fagiolo magico.
Lecci, sempre più lecci, a tratti compaiono degli ontani – dove c’è più acqua naturalmente – hanno tronchi e radici enormi, ai piedi cuscini di felci, i disfacimenti e le riprese del legno scatenano fantasie, avventure.
Saliamo, il sentiero si fa severo, il lecceto si dirada: altri alberi si fanno largo tra le pietre e il poco terreno. Sono carpini neri, le piante più rudi, più selvatiche che io conosca. Magri nervosi, mai visti esemplari così provati. Sono lì: fantastici.
Cammino lento, il gruppo è già sulla cima e i bambini dalla cengia urlano, eccitati dagli echi, orgogliosi di essere lassù. Passo l’ultimo tornante e mi fermo: due pastori sono di fronte a me, sorridono. “Abbiamo sentito grida di bambini” . Sorridono, sembrano incuriositi dai nostri rumorosi figli, così cittadini, cosi esotici quassù. Parlo, dico che siamo saliti da questo versante, che tutto qui è stupendo, che sono felicissimo di essere qui, qui che è così bello…
Cambio tono, gli chiedo come mai Montarbu sia rimasto così verde mentre tutt’attorno è arsura, macchia degradata. Insieme guardiamo il Gennargentu.
“Là non ci hanno tenuto, qui sì… C ‘abbiamo tenuto noi, non i forestali.” Parole nette, gelate da uno scatto improvviso verso la selva: un attimo e dei due non rimane traccia.
Dopo Poranceto riprendo il filo del discorso da un’altro luogo straordinario visitato in questi giorni. La riserva naturale di Montarbu è una piccola lussureggiante foresta demaniale del Supramonte; un lembo di natura antica, intrecciata a una tradizione di pastorizia che ha permesso a una parte delle alberature di crescere indisturbate nei secoli.
Seguendo il filo delle riflessioni precedenti la zucca si affolla di pensieri: quanti sono i giardinieri nati in giardino o in vivaio senza mai un giorno al greto, al bosco, alla prateria? Men che meno in luoghi come questi. Penso ai giovani allevati sui manuali e sui computer: bravi, diligenti, sempre presenti alle fiere di settore. Mai un giorno di selvatichezza.
Montarbu, Poranceto, non sono nei programmi di studio, nei manuali di giardinaggio, eppure io sento che è da luoghi come questi che nasce il giardino. Siamo giardinieri perchè nella notte dei tempi un’esperienza di bellezza ci ha stregati e resi coltivanti ovvero desiderosi di alimentare, riprodurre quell’emozione.
ll giardinaggio è un mondo chiuso, ridotto qui in occidente a lavorare su copie delle copie e questo da secoli; è ora di avere un poco di coraggio e dire quanti dei nostri percorsi si sono inariditi, resi sterili.
Vorrei che i giardini ritornassero prepotentemente alla natura, ritornassero ad esaltare, ad esaltarsi degli infiniti spunti che essa offre. Vorrei ancorassimo le nostre fantasie dietro questi grandi scorci che nonostante tutto sul nostro territorio ancora esistono. Poranceto e Montarbu sono solo esempi.
Una cosa ho chiara. La natura non è il giardino ma il giardino nasce dalla natura, di essa è figlio.
Dopo le radure, di nuovo il bosco: sentieri umidi, piccoli corsi d’acqua, profumo di giunco, erbe calpestate da greggie ed armenti; e sempre ombra, tremuli rabeschi di sole, qualche grido di gazza, qualche picchio…
Da “Il Vecchio della montagna” di Grazia Deledda
complimenti splendite foto, ottime citazioni
Forza Paolo, hai ragione tu. Vai avanti e cambia pensiero solo quando questo sarà diventato una nuova moda. Allora e sempre gli spiriti liberi e umili davvero torneranno alla terra, che inventa e ripropone in continuazione.
… è vero papà, Montarbu è molto bella infati devo dire che anche a me è piaciuta molto e poi è vero che gli alberi sono maestosi e bellissimi per mè superano persino Poranceto. però la cosa che più mi ha stupito è quando siamo arivati alla cima della montagna, mi venivano le vertigini a guardare giù da 1300 metri di altezza. la cosa la cosa che più mi ha spaventato è quando quel pazzo del mio amico Giulio si è messo a guardare giù dal precipizio che quasi cadeva anche se con una corda che poi in realtà non era detto che lo teneva perchè non era annodata a un albero ma era suo padre che la teneva quindi se la corda gli scivolava Giulio si sfracellava al suolo.
Si, il miglior manuale di giardinaggio è osservare il paesaggio, Attraverso giardini è un’altra ottima guida per vivificare percorsi inariditi.
Grazie
Caro Feddy12
suo padre è come una roccia non come un semplice albero,… molto più sicuro
Questo spero che Giulio lo percepisca
Ciao Paolo,
ricapito sul tuo blog, attraverso quello di Mimma Pallavicini, dopo tanti mesi che lo avevo perso e scopro questo racconto meraviglioso sulla mia terra!!
Hai ragione, la nostra terra è come un immenso giardino, che solo noi possiamo curare e rendere migliore e onore ai forestali che se ne prendono cura, specie in estate con gli incendi che ne minacciano l’esistenza.
Conosco molto bene la zona dell’Ogliastra, da anni passo li le mie vacanze. Sembra quasi che il mondo si sia fermato e sia rimasto indietro, con la natura ancora quasi incontaminata e Montarbu ne è un segno tangibile con i suoi boschi meravigliosi, e dove, nella riserva forestale, si possono anche incrociare mufloni e cervi.
Un posto magnifico che consiglio a tutti di visitare.
Grazie per queste meravigliose immagini, ho avuto anch’io le vertigini a affacciarmi dai 1300 metri del monte della tua foto sul panorama sottostante!!