Roberto Sanesi: Frammenti da giardino
Oggi mi sento in festa (sarà quest’anticipo di primavera) così ho deciso di presentarvi nientemeno che… la poesia più amata!
E’ questo distinto signore, Roberto Sanesi, purtroppo scomparso nel 2001, che l’ha scritta.
A lui, alla sue parole, sarò sempre grato: da quando ho scoperto frammenti da giardino una nota di profonda dolcezza accompagna il mio pensiero e il mio cuore…
Per dire insieme che sarebbe stato,
per dire che avremmo dovuto, pensando,
spostando il corpo,
tenendo l’aria e la luce sulle spalle,
non proprio camminando, non con quella leggerezza
che spinge senza sapere, ma sempre più avanti,
da giardino a giardino, trattenendo la finzione,
non il respiro, perché si sarebbe dovuto intuire
che c’era come una dilatazione in quel muro di ossa
che limitava il nero, ma non esattamente
una parete, e tuttavia verticale, lo spazio
ridotto a strane figure, frammenti, e ancora
glifi, segnali, bagliori di qualcosa mentre noi
con le ginocchia piegate, a fatica, dentro, le stelle
piantate come alberi, arrampicate sul buio,
ci allontaniamo
così ti volti per vedere il sentiero, per dire
che sei da qualche parte, possibile, come
siamo stati possibili, è questo che dici, ma non
per questo avanzare di ombre, paura, piuttosto
per tutti questi racconti che abbiamo attraversato,
portando un filo di paglia, un ricordo, una briciola
di pane secco, forse, in omaggio
a quel riflesso rannuvolato che stava
precipitando al di là, e la lucertola
aveva avuto uno scatto improvviso, una specie
di fuoco, di fòlgore, e abbiamo visto di nuovo il profilo
della collina
oppure
la nervatura della foglia,
che non avremmo descritto se non fosse esplosa
quella girandola in cielo, di primavera,
quella specie di sole vegetale che
stava ancora colando fra i nodi, oro, verde, azzurro,
e tutto il suo piumaggio si impennava
nelle prime avvisaglie del vento,
nel travaglio della luna,
dove il coniglio leggero si gonfia, di nuovo,
come di bianco profondo
questa è la condizione, il principio, la sua
estensione, la sua consumazione se osserviamo
il rampicante, la spiga di grano, la fiamma, che è
dove non è e si propaga, ma non la sua misura: questo
è il sentiero
e così
abbiamo provato a discuterne, ma
il battito delle ali era talmente rapido, il fiume
gonfio, denso, e il passero viandante così
distratto, la pavoncella discreta, l’airone devoto, le voci
troppo lontane perché la domanda potesse
tagliare il vento, toccare la siepe, per questo
abbiamo rinunciato alla parola, non
alla domanda, sapendo che l’intreccio in ogni caso
avrebbe avuto un senso, malgrado
l’oscurità, perché sembrava davvero che qualcuno
si fosse nascosto a spiare; l’orecchio
alla soglia dell’acqua, le mani appoggiate alla nuvola
quando promette la pioggia
noi, dunque, dove
dimenticando l’esilio osserviamo la crescita
dentro di noi felicemente compiuta.
Frammenti da giardino è stata pubblicata sulla rivista Poesia n. 46. Se desiderate conoscere una raccolta di suoi versi cliccate qui.
splendida poesia
Miky