L’invenzione della natura selvaggia

9788833923550_0_0_802_75Erano mesi che l’algoritmo di Amazon mi perseguitava con messaggi del tipo: PAOLO Amazon ti consiglia L’invenzione della natura selvaggia. E ancora, PAOLO in base ai tuoi interessi leggi L’invenzione della natura selvaggia!
Alla fine ho ceduto e come da tempo ho imparato Amazon non sbaglia e sa fin troppo bene cosa mi piace e cosa no.
Questo Franco Brevini, L’invenzione della natura selvaggia. Storia di un’idea dal XVIII secolo a oggi, Bollati Boringhieri, Torino, 2013 è assolutamente per me!
Brevini è un Professore Associato al Dipartimento di Scienze umane e sociali dell’Università di Bergamo, attualmente è titolare degli insegnamenti di Letteratura italiana, è anche un giornalista, uno scrittore e soprattutto un alpinista.
La nota che più mi appassiona nel leggere il suo lavoro è proprio la continua irruzione, nella riflessione e nell’approfondimento, di scorci di vita personali, presi in ambienti naturali, spesso estremi come ghiacciai o deserti.
Tutto ruota attorno al concetto di selvatichezza a partire da un pugno di domande:
Cos’è la natura selvaggia che tanto mi affascina?
Qual’è il nostro rapporto con essa?
Quale era stato invece il rapporto delle generazioni che ci avevano preceduto nei secoli passati?
Quando era nata l’idea di natura selvaggia?
A che punto siamo a due secoli dalla sua scoperta?
Quale la sorte delle ultime frontiere del pianeta?
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Robert S Duncanson MOUNTAIN POOL

Come ogni buon lavoro di approfondimento la definizione dei termini d’uso è la premessa fondamentale per procedere nella riflessione e cosi concetti come natura, paesaggio, ambiente, wilderness, wildness, biosfera, biodiversità vengono affrontati a partire dalla loro etimologia fino ai legami sottili, alla messa in luce delle reciproche interferenze.
Topos letterari, miti filosofici, ideali estetici, attraverso queste maglie si definiscono i contorni di un’idea cardine del nostro sistema culturale.
L’invenzione della natura selvaggia non è solo una reazione all’incalzante urbanesimo o l’espressione di un qualche anticorpo eco anarchico. O meglio, è questo, ma è anche uno strumento di crescita e d’esperienza, un sestante che ci permette di traguardare “oasi” in un orizzonte di senso.
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ELIOT PORTER
Birch Trees on Clif

 

Dove non mi trovo d’accordo con le argomentazioni di Brevini è sul tema del giardino in relazione al selvatico. Si assume il giardino come luogo consolatorio, redentivo, tutto compreso nella parabola edenica. Un giardino controcanto al selvatico, horridus opposto ad amoenus.
Comprendo che il giardino ‘paradiso da riconquistare’ è una declinazione possente in particolare in Occidente, ma non è tutto. Senza scomodare la tradizione orientale il filone che parte dall’uso di elementi figurativamente epifanici non è forse una pratica di giardinaggio nel cuore del selvatico?
Il giardino non è solo una finzione consapevole, è capacità di sguardo, relazione: so don’t things it’s just about flowers scriveva Margaret Atwood nella poesia Sor Juana Works in the Garden.
… tempo per il giardinaggio ancora; per la poesia; per braccia piegate e gomiti al vento e mani nella sporcizia, a rimestare fra radichette, lampadine rotte, sassolini di marmo, vermi ciechi, pupù del gatto, il tuo futuro di ossa e di polvere, tutto ciò che sta laggiù, un fioco neon nell’oscurità.
Esiste un fare giardino che non si confina nella nostalgia, nel mondo come dovrebbe essere, ma accetta la sfida, la wildness, scavando e piantando più che camminando ed arrampicando.
In questo senso il giardino è strettamente connesso al selvatico, non in una funzione parassita ma in un’espressione di partecipazione al vivente. Si dà avventura ed evasione anche in un fazzoletto di terra. Ariosto e Salgari hanno qualcosa in comune con i giardinieri? Io penso di si.
E’ un bel tema. Merita tornarci sopra.
Comments
4 Responses to “L’invenzione della natura selvaggia”
  1. bassethound61 ha detto:

    Magnifico come sempre, Paolo grazie. Corro in libreria. Andrea

    Inviato da iPhone

    >

  2. Lina Danielli Balli ha detto:

    Grazie Paolo. Comprerò il libro.

  3. kongzhong ha detto:

    Ci risiamo, eccone un’altro!
    Si ricomincia? Selvatico o Selvatichezza?

    Un’altro che propone l’idea di natura selvaggia come luogo dove vivo (comodo), a contatto con pochi soggetti di mio gradimento (al limite nessuno), che mi permettono di farmi i fatti miei (con tutto il corollario di meditazione, introspezione, Poesia).
    Deserti, ghiacciai, foreste intricate mi ricordavo fossero luoghi scomodi però. Non c’è tanto tempo di scrivere libri se devi ripararti, nutrirti e scaldarti.
    Un po come qui su Giove.
    Chissà come fa.
    Ciao Paolo

  4. Silvio ha detto:

    Dovrei prendere le ferie per rispondenti Paolo… Il mio selvaticone con le Timberland preferito (e te peccia).

    Ma la selva selvatica prima di due secoli fa, quando è stata scoperta, si nascondeva bene? Scusa ma ora devo andare a saccheggiare la selvatichezza di un vivaio ma ritornerò… E’ che sei riuscito in poche righe a condensare un numero così alto di parole roboanti e concetti pirotecnici da stordire… Il topos letterario????????

    Sei un mito. A presto

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