Appunti per il Giardino delle Stanze Sonore – Parte 2

Il disegno segue il tracciato del labirinto della cattedrale di Chartres, in scala uno a due, ma se ci fermiamo alle citazioni é facile distrarsi. Questo labirinto non è un oggetto d’intrattenimento, è stato costruito per esercitare influenze, per legarsi a quell’universo di labirinti che nei secoli in occidente abbiamo immaginato, realizzato. In primo luogo c’é il tema del viaggio cristiano che conduce alla meta ultraterrena, l’invito al cammino guidato dalla tradizione, ma c’é anche qualcosa di più antico, il tentativo di intrappolare il Minotauro, di ammansirlo…

Un Minotauro in giardino? Possibile. Nel labirinto sono racchiuse faccende difficili e il fiore a sei petali al centro sembra lì a domandare: perché qui?  Perché evocare una soglia e un’aldilà? É un sigillo che separa mondi?  Li separa o li pone a contatto? 

Certo, il Minotauro ha un suo spazio. Qualcuno dice che solo con la luna si vede e forse per questo Patrizia ha costruito un occhio per portare la sua luce all’interno del giardino. A noi visitatori il grande cerchio in rami di salice incastonato nella siepe di lauro appare come un cannocchiale verso il cielo e verso il santuario della città, e così è, di giorno. Di notte il mondo si trasforma e se non ci fossero i bagliori della luna e delle stelle le tenebre avvolgerebbero tutto: nessuna luce artificiale in questo luogo.

Ed è facile pensare che sia stata questa inquietudine che ha fatto arrivare un dreki al confine del giardino. É l’ultima creazione di Patrizia e si ispira alla Nave di Oseberg. Le solite domande si affollano: cosa rappresenta? Perché in giardino?

Non è facile rispondere, sento che prima di provare è utile fare spazio, frugare tra la vegetazione che la circonda, trovare punti per osservare…

La nave non é completa ma un risultato l’ha già ottenuto: questo giardino è cambiato, ha permesso a un grido in pancia di uscire, di rompere definitivamente con quel giardinaggio da piaceri leggeri e rarefatti che occupa il nostro immaginario oggi, con i suoi luoghi dove ci si stupisce, ma allo stesso tempo si dimentica. É con strappi del genere che ci si può avventurare per nuovi orizzonti, che si può dedicare tempo al proprio Daimon.

Il giardinaggio è una particolare forma di educazione che ricompensa generosamente chi vive carponi tra gli eccessi di vegetazione.

Esausti possiamo affidare al vento il nostro rovello e così leggeri, trarre beneficio dal gran lavoro che permette alla luce, tra le fronde, un cadere gentile, amico.

Per i giardinieri, naturalmente ossessivi, un passaggio non senza dolore; è necessario fermarsi, il riconoscere diventa comprendere e può essere il canto di un parrocchetto dal collare, o di qualunque altro ospite canoro, che ci fa provare quella epifania che vale tutta la fatica di cui siamo capaci.

Nel giardino delle stanze sonore, le sue parti, di vetro, di pietra, d’acqua, di legno, d’erba agiscono come caleidoscopi. Intercettato il flusso luminoso ogni frammento brilla e si mostra come un granello tra i granelli, leggero, felice nell’onda.



(tratta da: http://www.geomancy.org/labyrinths/chartres/char-2.html)

Labirinto di Chartres

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