Paolo

Giardiniere, classe 65, bolognese. Perito agrario e una laurea in Scienze della Formazione. Alcuni anni passati nella cooperazione sociale e tanti altri nei cantieri, dove i giardini nascono.

Per uno sguardo sui miei appuntamenti futuri clicca qui

 

Comments
35 Responses to “Paolo”
  1. anna kauber ha detto:

    cercando qualcosa su Derek Jarman sono ‘incappata’ qui. E mi sono immensamente gustata le tue parole, le immagini, i contenuti e tutto quanto. Ottimo lavoro, davvero, fatto col cuore. Io sono architetto d’interni, da qualche anno convertita agli esterni. La giardiniera Daniela con cui lavoro è una trasognata ma possente enciclopedia ambulante e lavorante…Siamo di Parma.
    Continuerò a seguirti. Grazie e ciao.

  2. Alessandro ha detto:

    Ciao! Sono Alessandro, sono della provincia di Torino e mi occupo di giardini dal ’99!… Quasi vecchio come te insomma ma più giovane…ci tengo a dirlo 🙂
    Sono capitato sul tuo blog cercando una rosa: la R. xanthina. Non sono un’estimatore di rose ma la cercavo perche gialla e sul forum di giardinaggio.it mi avevano indirizzato verso di lei. Hai un bel blog!
    Ottimo il collegamento a Benigni e la poesia.

  3. Anna ha detto:

    Ciao,
    facendo una ricerca, mi sono imbattuta nel tuo blog…complimenti veramente bello!! Anch’io sono appassionata di piante e della natura in generale, infatti mi piacerebbe tanto lavorare in quest’ambito…

  4. valentina ha detto:

    Caro Paolo anch’io sono capitata sul tuo sito così un pò per caso, ma è stato bellissimo navigare nelle tue pagine. Mi permetto di darti del tu in virtù di una convinzione che sta prendendo spazio in me e cioè che chi ama la natura e il suo manifestarsi e lo cerca con gli occhi colmi di stupore e ringraziamneto vada costituendo una cerchia di amici. Ho ppena finito di leggere ” L’orto din un perdigiorno” e mi sono persa tra quelle pagine e quelle descrizioni.
    Diventerò sicuramente un’affezionata lettrice del sito.
    A presto

  5. allotmentjunkies ha detto:

    Just came across your site….Excellent!

  6. federica ha detto:

    ciao paolo… anche a me piacciono molto le piante… ora sono in irlanda e oggi mi sono imbattuta in una rosa molto particolare. Mi piacerebbe sapere se e’ una Rosa Tea.
    Dunque i fiori erano completamente sfioriti e mi hanno colpito i frutti che a prima occhiata sembravano pomodori:):):) infatti la polpa e’ morbidissima e abbondante tanto che si puo anche mangiare!!! la foglia e strana ma e’ da li che ho riconosciuto che era una rosa. Il tronco era completamente ricoperto di spine(non come le rose comuni che ne hanno qualcuna qua e la). I frutti erano rosso acceso e i sepali sono lunghissimi. Non so se dipende dalla potatura ma era alta quanto me, i rami partivano dal terreno senza interruzioni formavano un cespuglio. inoltre i frutti erano sempre a grappolo da un minimo di 3.
    spero di essere stata abbastanza precisa.

  7. Paolo Tasini ha detto:

    Ciao Federica,dalla tua descrizione direi che sei di fronte a qualche ibrido di Rosa rugosa… Dai un’occhiata a questo link:

  8. federica ha detto:

    si grazie mille!!! la foto che ho scattato e’ identica!!!!

  9. Daniela ha detto:

    Ciao, Paolo.
    Sono Daniela di Reggio E. Una vicina di casa, insomma!
    Seguo ormai da tempo il tuo bel blog da dietro le quinte e ne apprezzo la sensibilità e la passione.
    Sono una giardiniera (ridicola, però, la declinazione al femminile) ancora inesperta, ma ogni giorno porta una nuova scoperta, una conoscenza in più in quest’ambito davvero sconfinato! E porta con sè anche la splendida sensazione di costruire per il futuro!
    Saluti e buon lavoro!!

  10. Paolo Tasini ha detto:

    Ciao Daniela,
    perdonami ma riguardo il giardino sostituirei il verbo costruire con altro: forse preparare, accogliere… Al costruire, al calcolare, confesso, sono sempre più distante: sono stanco dei progetti, dei dettagli definiti, dei giardini citazione… Sono per un giardiniere balia, nutrice… Sogno improbabili fantasie, rimandi tra colori e forme, tra la vita vegetale e la nostra esperienza.
    Sono pensieri abbozzati e notturni: meriterebbero di essere approfonditi. Ci proverò!
    Grazie Daniela 🙂

  11. andrea ha detto:

    Complimenti Paolo.
    Non sono nè giardiniere, nè poeta, nè paesaggista e neppure un artista: della fotografia della “preparazione…” o “dell’accoglienza”, ma trovo il sito stupefacente alla navigazione.
    Non credo prenderai come un complimento il fatto che non sono tanto i contenuti ad avermi colpito quanto la passione, il lavoro e l’impegno che “trasuda” dal tuo sito.
    Purtroppo (?) possiedo una sproporzionata dose di pragmatismo, instillata da una nonna montanara e poi maturata in anni difficili della mia vita che mi fa vedere la terra come un “fattore della produzione” – quindi da conservare e rispettare – e non come madre di vita, balia o nutrice.
    Continuerò a collegarmi, ignorante – talvolta dissenziente – ma amante della passione come sono. Avanti così!
    Andrea

  12. Cati ha detto:

    ciao Paolo,
    volevo ringraziarti per la bella mattinata tra giardini e ville di san lazzaro.
    complimenti per il sito e per la passione con cui fai e spieghi il tuo lavoro 😉
    è stato un vero piacere averti conosciuto,
    bye-bye
    Cati

  13. Carolina ha detto:

    alla ricerca di informazioni sul pennisetum alopecuroides Moudry che ho appena piantato in giardino, ho scoperto questo blog e letto il tuo commento, che condivido, su questa graminacea. Sono di Reggio Emilia, la mia passione per le piante e il giardino è infinita. Adoro fare accostamenti nuovi di colori, di fogliami, di portamenti….La felicità che ne traggo è indescrivibile, anche quando sbaglio perchè mi spinge a migliorare ancora e ancora. Sono certa che le tue informazioni mi saranno utili nei miei futuri esperimenti. Grazie in anticipo.

  14. Paolo Tasini ha detto:

    Ciao Cati (complimenti per le foto: http://www.portariso.com/) e benvenuti Andrea e Carolina! 🙂

  15. equipaje ha detto:

    Ciao 🙂

    arrivo abbastanza casualmente via blog dell’architetto-giardinere e scopro qui dentro una miniera di notizie e di informazioni… i miei complimenti 🙂

  16. equipaje ha detto:

    Visitato a fondo il tuo blog… e ti linko seduta stante, abbiamo davvero varie cose in comune 🙂

  17. Paolo Tasini ha detto:

    Ciao Equipaje, benvenuta nel mondo dei blogger: fili di paglia è un bellissimo titolo per un blog 🙂

  18. gabri ha detto:

    Fantastico!!! Senza le piante non si potrebbe vivere!!!! E’ bello sentire l’entusiasmo x quello che si VEDE ogni giorno…. e tutti i colori delle foglie dei fiori grazieeee!! complimenti!!!!
    .. Ho letto da poco il libro “il bello di essere pianta” di Patrik Blanc…bellissimo!!!
    Aggiungo questa pagina ai preferiti, sono arrivata qui partendo da “travestire le stanze” è anche molto bello oltre che prendersene cura, dipingere e disegnare gli alberi !!
    l’ultima risposta del blog mi fà pensare al libro “la rivoluzione del filo di paglia” da LEGGERE!!
    buon lavoro!!!!
    gabri

  19. cinzia ha detto:

    che bello poter parlare di giardino anche con chi non si conosce ma che in fondo e’ un po’ come te…
    chi si e’ immerso nella natura ritrovando la vera madre di tutti noi, che sempre ci accoglie a braccia aperte, che anche solo con una piccola gemma riesce a dare speranza e ci fa sentire parte di un tutto…
    io lavoravo a Milano ma da 10 anni mi sono trasferita in campagna e la mia vita e’ cambiata. Ora il giardino e’ il mio grande amico e non vedo l’ora di poter tornare a mettere le mani in terra e fare i miei piccoli progetti, sapendo che comunque qualche piccola soddisfazione arrivera’! Complimenti per il blog… e’ davvero interessante!

  20. gianluca dall'osso ha detto:

    ciao Paolo, oramai sei troppo famoso per capitare in via Muslesi dal tuo amico Gianluca. Lì hai creato un particolarissimo giardino pensile in 450mq (hai fatto poi le foto?) che ogni tanto avrebbe bisogno di una tua supervisione. Ma visto che anch’io sono diventato piuttosto bravino con tutti i tuoi suggerimenti ho provveduto da solo alle potature primaverili. Ho però bisogno di un consiglio per dare una “spintina” al gelsomino che mi recinge il giardino: con cosa lo “dopo”? tu forse avevi usato il Nitrophoska in passato, va ancora bene? ragguagliami. Ciao, Gianluca

  21. anna ha detto:

    ciao, dopo tanto tempo mi faccio sentire. in questi due anni ho partecipato -e appena terminato- a Milano il master di ‘Paesaggi Straordinari -arte architettura e paesaggio-. Stupendo.
    Ti invio un mio scritto che riassume una esperienza avuta nel corso di un workshop di quest'anno, guidato da Lorenzo Romito e Giulia Fiocca del gruppo romano Stalker. Guidati da loro abbiamo 'attraversato' un parco agricolo di Milano, secondo modalità di 'approccio sensibile' al territorio che costiutisce la base su cui poggia la loro teoria di avvicinamento conoscitivo a un territorio. E' stata una nuova e importante esperienza, estremamente formativa: come e avvicinarsi al un paesaggio, a un territorio, come viverlo a tutto tondo, con sensi e intelletto aperti e pronti ad 'ascoltare' gli infiniti messaggi e le diverse suggestistioni che qualsiasi territorio ti vuole comunicare.
    Spero ti piaccio e che possa a sua volta 'suggerire' qualcosa a chi lo legge!
    A presto, Anna

    Lungo il bordo polveroso della stradina di accesso al Parco, accartocciato e sbiadito, scopro gettato via il ‘Racconto di Natale’, di Charles Dickens. Una delle prime favole della mia infanzia, con Uncle Scrooge e i suoi fantasmi a rendere inquieta la notte e la mia coscienza di bambina. Un racconto orale e per immagini che ho integrato, più tardi, con la lettura: libro di uno scrittore che tuttora rileggo e amo tantissimo.

    Se il linguaggio e la scrittura riescono a dare forma ai significati più complessi, se riescono a descrivere le sfumature del pensiero e dei sentimenti umani più sottili e celati, potranno i segni, le scritte, le immagini ritrovate negli attraversamenti del Parco riuscire a rendermi la complessità di questo territorio, a svelarmene almeno in parte le intime connessioni e le nascoste fragilità?
    Divento quindi una ‘cacciatrice di segni’ alla ricerca del senso che possa accumunare la diversità… o diversamente che ne dimostri la mancanza.

    Un parco che si presenta disomogeneo prova a raccontarsi attraverso i segni e le parole dimenticati al suo interno.
    Il mio racconto che usa i segni e le parole ritrovati per restituirgli una possibilità coerente integrità di lettura.

    Durante i percorsi di attraversamento del Parco delle Risaie cercherò dunque queste visioni allo specchio; raccoglierò un puzzle di storie raccontate esclusivamente dalle scritte, dalle immagini e dai segni del Parco.

    Ogni foto ritrae perciò qualcosa con un significato, manifesta una condizione di esistenza e rimanda messaggi decodificabili: dove siamo, chi lo vive e chi passa di lì, chi e come lo usa, saltuariamente o stabilmente.

    Chi lo sfrutta o chi ne ha cura, legittimamente o meno.

    Le attività, le aperture e le chiusure, i confini fisici e psicologici, le proprietà e i suoi divieti, gli abusi che non nascondono la paura.
    Se solo vogliamo osservare e non soltanto vedere questi segni, tutti i segni della realtà che ci circonda, siano nascosti o evidenti, ci parlano infatti molto di più del loro semplice significato oggettivo: offrono spesso letture articolate e suggerimenti rivelatori.

    Fra la vegetazione, nei cantieri, abbandonati lungo la strada e i sentieri, resti tangibili di una sosta e delle sue intenzioni future, o di un semplice passaggio.
    E non siamo solo italiani, come prevedibile: quando ci viene fame mangiamo le nostre cose, portate da altri luoghi lontani…hanno un sapore tutto speciale…il sapore di casa.

    Sui muri insulti o odi all’amore: le aspettative mancate, la rabbia e la disillusione.
    Ma anche la gioia e la speranza, i sogni d’amore e felicità o di ricchezze ottenute prendendo un’illusoria scorciatoia.

    I cartelli, le insegne, le targhe parlano chiaro: qui non entri o qui sei il benvenuto, qui c’è pericolo, qui ripariamo le macchine agricole e qui le demoliamo. Qui sei qui.

    E ancora, qui coltiviamo riso da generazioni, alleviamo bestiame che non ha nome ma una targhetta graffata all’orecchio e coccoliamo il cane di casa: qui invece coltiviamo -abusivamente e non- ortaggi da mangiare.
    Noi, dicono da un’altra parte, all’opposto ‘coccoliamo’ anime smarrite.

    Indicatori di ozio e svago o di dura fatica, i segni narrano soprattutto storie recenti o passate di lavorazione e trasformazione di quel territorio: ne traducono perfettamente le progressive laboriose mutazioni nel tempo.

    E ancora, ci rivelano quanti vivono incasellati nella rastrelliera dei campanelli delle case e quando e perchè viene chiamato alle attività collettive: e chi -avuta la chiamata definitiva- compare nell’annuncio di morte appeso a un muro….

    ‘Dio è morto’, sembrano dire alcune scritte e graffiti: ma eccolo che ricompare dove meno te l’aspetti, attraverso le molteplici forme del suo unico immenso messaggio, nella spontanea piccola cappella sincretica della cascina che coccola le anime.

    Il tempo che passa è leggibile ovunque: all’esterno lascia che la micro e la macro vegetazione si impossessi delle cose, sperabilmente le degradi fino a trasformarle nel componente di nuova vita. Il processo salvifico di lenta ma inesorabile appropriazione che noi, ultimi a comparire, esponenzialmente stiamo mettendo ottusamente a dura prova.

    Ma le leggi del tempo sono rigorose e inderogabili: in una delle rogge del parco, che si dicono verosimilmente disegnate dal genio idraulico di Leonardo, uno dei segni contemporanei più globalmente conosciuto e consolatorio della velocità delle comunicazioni dei nostri tempi aspetta con pazienza di essere decomposto…

    • Paolo ha detto:

      Essere qui è molto scriveva Rilke nelle Elegie di Duino. È molto perché tutto questo luccicare effimero delle cose sembra chiamarci, noi, i più effimeri, o per usare ancora le parole di Rilke: noi, i più fugaci.

      Cara Anna, con questo scritto tocchi il cuore della mia sortita. L’idea semplice che il nostro vivere abbia un sossulto di senso nel disporre di una parola capace di rendere le esperienze intime, familiari. Un parola, uno sguardo, inteso anche come gesto amicale verso il mondo vivo che ci circonda, in particolare verso quel mondo verde per noi appassionati così affascinante, un mondo che ci appare sempre più “parlante” e ci incanta (anche ci spaventa) con tutto quel suo discorrere per spine e colori, profumi e forme, dolci e veleni.

      Il viandante “porta” la parola, annotava sempre Rilke. Buon cammino Anna… e grazie! 🙂

  22. anna ha detto:

    SORRY, HO SBAGLIATO FILE. RIGUARDA SEMPRE IL PARCO, MA NON E’ IL RIASSUNTO DELLE CAMMINATE FATTE PER ‘CONOSCERE IL TERRITORIO’.

    TI INVIO QUELLO GIUSTO, PORTA PAZIENZA…

    IN PRINCIPIO FU IL VERBO
    narrazione polifonica per un parco

    PARCO DELLE RISAIE – maggio 2009
    riassunto narrato di tutte le nostre sensazioni raccontate dopo le visite girovaghe nel parco.

    …nella mente ancora le parole di Pessoa e di Kahlil Gibran, negli occhi il libro buttato ai margini delle stradello d’accesso alla sede di Connecting Cultures, il ‘Racconto di Natale’ di Charles Dickens, accartocciato e polveroso
    …nel cuore, una domanda.

    La parola, il nome, il segno: la sua piu’ evoluta e articolata creazione dell’uomo per impossessarsi completamente delle cose, strumento di conoscenza e comprensione come di potere e sopraffazione.

    Attraverso questa ‘chiave lettura’ – alla ricerca quindi delle lettere e dei segni trovati e raccolti lungo il nostro intenso, straniante, ondivago percorso di attraversamento senza meta, abbiamo condotto la nostra esperienza di conoscenza del parco, idealmente tenuti per mano da Lorenzo e Giulia, e poi da Claudia, con l’intento di trovare quel senso, quel sottile e impalpabile filo condutore che lega il paesaggio, la cadenza di passi, l’armonia di suoni naturali come quelli prodotti dall’uomo, i colori sempre cangianti, i riflessi dell’acqua nei campi, un fiore di rosa canina, un cumulo di lattine bottiglie cartacce scatolette dalle scritte straniere abbandonate sotto un cespuglio. Il divino puzzle delle natura e la sua relazione intima e profonda con l’uomo.

    I MARGINI…dove sono?…qui sembra essere tutto piatto e uguale. Monotono come prima lettura…forse ci vuole piu’ tempo, forse bisogna vedere come si lavora il passaggio il trascorrere delle diverse stagioni, trasformandolo in nuovi inattesi quadri d’autori differenti. Ma comunque e’ vero, non ci sono alberi ne’ qualsiasi altro dannato elemento verticale che interrompa la calma piatta e appiccicosa di quel posto…se non pochi, pochissimi sotto i quali godersi un po’ di refrigerio, finalmente…

    I CONFINI…Ecco che compaiono in lontananza, il nastro nero e ancor piu’ il rombo delle automobili come ‘basso continuo’ dell’autostrada. Altro che confine: e’ una barriera!!! Ma forse, ma forse…alzando e abbassando la gamba per attraversarla, e ancor piu’ ascoltando gli stridii degli uccelli nell’aria, indifferenti a nostri confini terreni e tranquillamente liberi di andare e venire da questi, non e’ stato poi cosi’ difficile stare DALL’ALTRA PARTE! (piu’ difficile far capire alla polizia il senso della nostra presenza la’…E quasi quasi, non lo capisco proprio neanche io, sono stanca e perche’ diavolo devo andare contromano sulla corsia di emergenza per ‘capire’ ‘sto margine…uffa…).

    E ancora: muri di cemento, alcuni potentemente coperti da graffiti: traspare una violenza latente o quanto meno una sorta di inquietudine in quelle immagini che introducono alll’inizio dei territori abitati.

    Non restituiscono pace, pare vogliano dire ai viandanti coraggiosi in arrivo dalle lande desolate del parco “ ATTENTI, QUESTA E’ UNA ZONA DENSAMENTE ANTROPIZZATA, NEL BENE NEL MALE QUI VIGONO LE LEGGI URBANE. E quindi: SCORDATI ANCHE QUELL’ILLUSIONE DI LIBERTA’ E SICUREZZA RELATIVA CHE HAI GODUTO FINO ADESSO, BELLO MIO!” ….(ma allora, mi chiedo, mio dio! non ero al sicuro nel parco? Qui no, lo so, ma prima mi sembrava di esserlo! Dunque le leggi della citta’ sono le stesse che dentro il parco?).

    Cerchiamo gli uomini li’ in mezzo, lavorano tutti sodo da queste parti, nelle cascine, nelle cave, e poi fanno gli orti (ufficiali e abusivi, ma tant’e’! Tutti ugualmente curati e amati!), demoliscono le auto che anni prima facilmente passavano allegre proprio da quell’autostrada! E quegli uomini ci restituiscono un trionfo di parole, una ghirlanda chilometrica di segni.

    I loro racconti di oggi, e su nostra richiesta, anche quelli di ieri e ieri l’altro (i nonni e Leonardo da Vinci, progettista di rogge e chiuse, grande paesaggista ante litteram), la descrizione della loro attivita’ di responsabili della comunita’ di ex-tossidipendenti (come segni piu’ esaustivi, per quella esperienza porterei sicuramente l’immagine dello splendido tatuaggio sul bicipite del valido ortolano della comunita’, cosi’ loquacemente appassionato, e quella tenerissima del corano vicino alla bibbia nella sincretica cappelletta naïve odorosa di incenso).

    Lo sfasciacarrozze e’ furente per il nostro indebito passaggio dalla sua PROPRIETA’ PRIVATA, in verita’ ampliamenta segnalata con cartelli/avvisi/targhe di ogni tipo (che abbondanza di reperti in quel sito, piatto ricco mi ci ficco!). Quest’attraversamento e’ molto molto istruttivo, suo malgrado.

    Quando poi siamo passati dalla casa della signora slava (o rumena, non ricordo), con l’incontenibile quantita’ di emozioni differenti e contraddittorie anche all’interno di noi stessi, attraverso quegli incontri/scontri con la proprieta’ privata e con l’OCCUPAZIONE ABUSIVA all’interno del territorio del Parco, si e’ palesata chiaramente la necessita’ per noi di approfondire l’indagine sull’USO delle stesse, nonche’ le sue modalita’ e conseguenze sul territorio.

    Cosa come si deve intervenire in quel posto, che segni dobbiamo dare anche noi? E poi, e’ davvero necessario aggiungere altri segni a quelli gia’ numerosissimi che abbiamo trovato lungo i nostri attraversamenti? Comunque sia, se proprio dovessimo pensare a una necessita’ di intervento, che so per cercare di collegare le varie matrioske del parco e rendere un visione unificata del parco, penserei a un intervento temporaneo, non cosi’ immutabile e inamovibile nel tempo…

    Hanno qualcosa in comune il sig. Claudio degli orti in affitto e il responsabile della comunita’ di recupero dei tossicodipendi della cascina.

    Gentili seri, dal comportamento misurato e cordiale. Ma sono gli occhi che, a supporto delle parole, e lo sguardo tutto che forniscono la lettura di quello stesso sentimento che anima entrambi e permea la loro attivita’. E cioe’ la condivisa consapevolezza orgogliosa di stare compiendo sul quel territorio una azione sociale importante, indispensabile. La loro discreta ma tangibile coscienza di avere una sorta di missione, e il commovente viverla entrambi con visibile entusiasmo, spirito di avventura…contro ogni avversita’ conosciuta o nascosta fra le pieghe.

    Hanno avuto un nome gli strumenti di lavoro, le macchine moderne e ben tenute visti nelle cascine agricole: ugualmente ha un nome scritto sulla sua cuccia e con bei caratteri il cane di famiglia. Non hanno invece piu’ il nome proprio le vacche ben nutrite nella stalla, ma solo una sigla impressa sulla targhetta che hanno loro attaccato all’orecchio, quasi come un vezzoso ma anonimo orecchino postmoderno. L’amato cane di casa, invece, si chiama Laika, fa la guardia e non si mangia; forse per questo gode così dei particolari privilegi concessi nei posti alti della scala gererchica che noi umani abbiamo creato, classificando a nostro piacimento le altre creature animali ‘a nostro servizio’.

    Ma in queste cascine i contadini di nuova generazione -figli evoluti di famiglie orgogliosamente descritte ‘all’antica’-, raccontano di una agricoltura moderna, quasi cittadina, pienamente urbanizzata. Vivono e lavorano non a caso nella BOLLA, in questa zona ibrida, sospesa e a meta’ strada -anche fisicamente- fra i campi e la citta’ che la circonda.

    Si chiama ‘Sant’Ambrogio 2’ il bar dell’agglomerato urbano che attraversiamo con Claudia sotto la canicola del mezzodi’. E’ la quintaessenza della periferia della citta’; ogni scritta, ogni parola rubata da conversazioni altrui, i graffiti, i cartelloni e i manifesti ci narrano di esistenze piu’ o meno molto simili e che possiamo ben conoscere. Ci vivono in tanti, basta prestare attenzione alle impressionanti pulsantiere degli ingressi condominiali sul fronte strada. Sembrano una sorta di ‘archivio dei nomi’, un elenco asettico che raccoglie le esistenze di intere famiglie, di persone dai nomi diversi, a volte esotici e impronunciabili. E mi torna improvvisamente in mente l’immagine delle targhette appese alle orecchie delle mucche nella stalla, tutte in fila davanti alla finestratura prima della mangiatoia. Che strana, inquietante analogia fra queste immagini, le targhe e la pulsantiera di questo condominio ai margini del parco. Siamo forse anche noi, quindi, delle povere creature viventi tutte in fila alla pappatoia, siglate, schedate e ordinatamente archiviate, elementi piu’ o meno consapevoli di una sorta di terribile ingranaggio trita-tutto che ci fagocita nel breve spazio di un battito d’ali? Noi tutti quanti, del regno animale come del regno vegetale e minerale, bollicine nella bolla del parco, nella bolla della citta’ di Milano, nella bolla della Pianura Padana, dell’Italia ecc. ecc. ???? Orribile visione di una terribile enorme DEA MADRE ‘MATRIOSKA’ che ci stritola e ci divora lentamente…
    Andare e venire, entrare e uscire, attraversare i MARGINI superandone i BORDI e i CONFINI passando gli ACCESSI immateriali e quasi proibiti, quasi porte senza porte (sicuramente negate), ci si sente come clandestini, cacciatori di frodo, stranieri alla ricerca del valico non sorvegliato. Questa nuova e ultima ricerca, frustrante e istruttiva allo stesso tempo, ci ha confermato quella sorta di sospensione e di aspettativa che ci pare provenire dal Parco: sembra quasi una richiesta di aiuto o almeno di una amichevole parola di incoraggiamento.

    La sera eravamo tutti stanchi. Cenando insieme, deliziosamente ancora ospiti di Connecting Cultures, mi ribalzava nella testa un’idea da dare loro: lavorando sulle parole tutto il giorno, attaccherei indebitamente al loro NOME un pezzo:

    Tipo: ‘CONNECTING CULTURES ON UN-CONNECTED COLTURES’
    Oppure : ‘CONNECTING CULTURES AND COLTURES’
    e ancora ‘Connecting Cutures in un-connected fields’
    ???????

    Insomma, questo per dire che potrebbe essere proprio da qui e da loro che si formuli quella amichevole parola di incoraggiamento che si aspetta? E’ forse da qui che si puo’ nascere un centro propulsore di creazione di contatti, che leghi fra loro le varie matrioske padane del parco, che favorisca una possible coesione fra le differenti realta’ umane lavorative e culturali, paesaggistiche e fisiche.

    Sulla base cosi’ di un possible auspicabile linguaggio comune si riesca finalmente a narrare con una sola voce ogni aspetto di questa sfaccettato coro di voci polifoniche che, apparentemente senza alcun senso, logica e aspirazione condivisa, convivono come elementi chimici semplici all’interno di una unica formula completa in questa BOLLA INCOERENTE chiamata ‘Parco delle Risaie’.

    attraversamenti guidati da:
    LORENZO ROMITO e GIULIA FIOCCA – STALKER-
    CLAUDIA LOSI

    Testo scritto da :
    ANNA KAUBER

  23. emanu ha detto:

    Che bellezza saper scrivere (e vivere) tanto bene da fotografare, disegnare ed ed emozionare, mentre si racconta!
    Ricordo un libro che avevo amato molto e che ora andrò a recuperare negli strati della mia libreria: Storia del paesaggio agrario italiano, di Emilio Sereni. Allora studiavo architettura e mi aveva affascinato. Però questo tuo testo, Anna, traduce uno sguardo attento e affettivo insieme. E’ un piacere leggerlo!

  24. gianluca ha detto:

    grande Paul, finite le vacanze eh? adesso ti tocca ricominciare a curare le tue creature… quindi, ti aspetto per una supervisione nel giardino “rialzato” di via musolesi per fare un piano per l’autunno. Come al solito i tuoi suggerimenti saranno legge per me visto che finora si sono rivelati ottimi. Le “macchie” che hai realizzato in vari punti del giardino sono “esplose” a dismisura, a volte mi tocca uscire in terrazzo con machete e navigatore per paura di smarrirmi… Ti aspetto appena puoi. Un saluto.

  25. fastifloreali ha detto:

    sono ripassata anche oggi su questo blog, e ho deciso di lasciare un primo complimento, tanto faro` “altri giri”; siamo due architetti convertiti all`agricoltura. Francesca e Gerda

  26. vespa teresa ha detto:

    Ciao Paolo, sono tornata a leggervi con tanto piacere.

    Mentre le nostre piante si preparano al semiletargo che cosa ne pensi del gioco FARMVILLE legato al tormentone Facebook e che sta appassionando anche persone che l’orto ce l’avrebbero già di “suo” come si dice….

    Mi piacerebbe leggere i commenti di tutta la banda….

    A presto

    • Paolo ha detto:

      Ciao Vespa bentornata.
      Su Farmville perdonami, ma questo Facebook mi sta sempre più antipatico. Non mi piace che per accedere come utente debba dare licenza a tutto il materiale che deposito, a tutte le mie info e a quelle di chi si collega a me…
      No no proprio non mi piace. Mi sono iscritto a Facebook a suo tempo per curiosità ma a parte gli automatismi che segnalano le cose che scrivo sul blog e le foto che carico su Flickr altro non faccio: in attesa di capire come cavolo togliersi.

      Ti lascio un articoletto che racconta i termini della questione.
      http://punto-informatico.it/2500060/PI/Commenti/contrappunti-proprieta-facebook.aspx

  27. rosmarina ha detto:

    caro Paolo, ti ho visto alla tele, mi è piaciuto il disegno del giardino visto dall’alto, bellissimo e il progetto del lavoro nell’orto. Mi è sembrato pure di aver visto un pò di telo nero nell’orto, ma forse mi sbaglio.

    complimenti

  28. Viva Corà ha detto:

    Quando ho bisogno di conforto, riposo, ispirazione, identificazione (in nessun caso per motivi di giardinaggio o simili) vengo qui, e…trovo. Ringrazio il caso che mi ti ha fatto trovare, appunto.
    Vivo in campagna da qualche anno, e questo mi ha cambiato la vita, lo sguardo. Evidentemente però si trova ciò che si ha già dentro.
    Buon tutto, evviva gli alberi.
    Viva

  29. Chorima ha detto:

    E’ la prima volta che scrivo in un blog. Questa volta la tentazione é stata troppa. Di solito girovago un pó, salto da un “capitolo” all’altro, scivolo veloce sui commenti, faccio un pó di surf, insomma.
    Ma questa volta mi sono fermato a pensare. E a scrivere.
    Mi sono visto catapultato nel tuo blog e ho avuto subito la sensazione di non essere solo. Scopro che lí da qualche parte c’é un gruppo di persone che vive intensamente il giardino, lo ama e ne gioisce. E non solo vive il giardino, ma ne subisce anche tutti i suoi meravigliosi effetti “collaterali”. Il giardino e le piante permeano le loro vite.
    Con immenso sollievo mi rendo conto di non essere un alieno o una specie in via d’estinzione.
    Di giardinieri ce ne sono tanti, ma pochi, purtroppo, riescono a provare e trasmettere tante emozioni, pochi sono in grado di ATTRAVERSARE giardini, poesia, pittura e musica, e (come diceva un altro Paolo) fare del giardinaggio una meravigliosa esperienza artistica.

    Con ammirazione,
    Salva

  30. Paolo ha detto:

    Ciao Salva

    che bella l’immagine degli effetti collaterali. Grazie e benvenuto 🙂

    Benvenuta anche a Viva naturalmente 🙂

  31. anna ha detto:

    un invito a tutti! oltre il giardino…APERTA CAMPAGNA!
    …ed ecco cosa ho pensato…
    ——————————————————————–
    ‘ARTICOLTURA’
    lavoro e arte per l’agricoltura del domani
    ideazione e cura di Anna Kauber
    http://www.articoltura.com

    anno primo

    WORKSHOP
    CONVEGNO
    SERATA SPECIALE

    TRAVERSETOLO (PR) dal 25 giugno al 3 luglio 2010

    premessa

    Trattare la complessità delle problematiche inerenti al settore agricolo in Italia e in Europa, e le sue connessioni multiple sugli innumerevoli ambiti di vitale importanza per la nostra esistenza – ad esso collegati inscindibilmente – impone uno sguardo allargato e un’ottica particolare. La proposta è quindi innovativa, in linea con le ambizioni più ardite e promettenti che si vanno profilando nel settore. Il nome ‘ARTICOLTURA’ dichiara presupposti ed intenzioni: è il contenitore dove la civiltà rurale dialoga con l’arte e la cultura, con la scienza e la solidarietà, con operatori, tecnici e persone comuni. ‘ARTICOLTURA’ è ripartita in tre fasi: elaborazione creativa degli studenti del master, presentazione dei lavori con dibattito pubblico e, infine, intrattenimento collettivo, festoso e stimolante. L’obiettivo è far incontrare differenti realtà e campi d’interesse che, concordi sugli obiettivi comuni da perseguire, possano tracciare un percorso condiviso e delineare insieme un futuro migliore per tutti.

    workshop – 25 giugno / 3 luglio

    Raffaella Spagna e Andrea Caretto – artisti
    Elisabetta Bianchessi – co/direttore del master – architetto paesaggista
    Anna Kauber – paesaggista

    Le ‘casette’ dove avviene la distribuzione del latte crudo, spesso corredate da una mucca in scala quasi naturale, sono collocate in aree urbane o di prima periferia, in parcheggi o aiuole cittadine un po’ defilate. Questi prefabbricati, seppure evidentemente fuori contesto, portano alla ribalta il tema del legame imprescindibile fra la città e la campagna.

    Prendendo spunto da questo, il workshop ‘ARTICOLTURA’ realizza una ricerca progettuale teorico-pratica sul mondo rurale e sviluppa i temi di riflessione critica di agricoltura di terza generazione, di chilometro zero, ambiente naturale e produzione agricola.

    Gli studenti del Master ‘Paesaggi Straordinari paesaggio arte e architettura’ del Politecnico e NABA di Milano, sono chiamati ad intervenire creativamente su alcuni di questi punti di distribuzione: sorta di nuovi landmark, le ‘casette con la mucca’ assumono nel laboratorio il ruolo di espositori-contenitori della cultura agricola e produttiva padana.

    A fine laboratorio, le proposte degli studenti sono presentate nel Convegno aperto al pubblico.

    convegno – 3 luglio

    L’eccellenza produttiva agroalimentare – frutto della rinomata e consolidata sinergia fra coltivazione e trasformazione dei prodotti della terra – ha reso ricco e fatto conoscere nel mondo il territorio della nostra città.

    Nel convegno aperto al pubblico, personalità del mondo scientifico, intellettuale, artistico e della solidarietà, secondo le differenti angolature di analisi e di competenze, intrecciano gli interventi sulla comune tematica dell’agricoltura. Con innovativa modalità trasversale, ricca di spunti di interesse e riflessione, si parlerà ad ampio raggio della cultura del mondo agricolo e delle sue molteplici relazioni.

    il programma
    h. 10
    presso il Centro Civico ‘La Corte’ – Sala Consigliare – di Traversetolo
    presentazione del Convegno del Presidente della CIA
    saluti dei Rappresentanti delle Istituzioni
    Presidente della Camera di Commercio di Parma
    Rappresentanti dei partner culturali e degli sponsor
    h. 11
    incontro con Guido Giubbini, storico dell’arte e fondatore della rivista ‘Rosanova’: Il paesaggio agricolo: opera d’arte, luogo sacro, “memoria del mondo”.Anche in una visione laica del mondo, il paesaggio, e il paesaggio antropizzato e agricolo in particolare, può essere considerato come luogo sacro: come sedimento di natura, di storia e di memoria; come frutto dell’intelligenza e del lavoro dell’uomo; infine come opera d’arte, per le caratteristiche di bellezza e di armonia con la natura che di questa millenaria fatica dell’uomo sono il prodotto.
    h. 11.45
    presentazione dei lavori del workshop ‘ARTICOLTURA’ del Master ‘Paesaggi Straordinari’, a cura dei tutor del workshop

    h. 12.45
    ‘Noi, da lontano’: intervento performativo di Piergiorgio Gallicani attore. Il re di un’isola sperduta torna dal suo popolo, dopo aver viaggiato a lungo in ‘visita di stato’ nelle lontane terre d’occidente, chiamate Europa. Ai suoi isolani racconterà ciò che ha visto e conosciuto là, dove vive l’uomo bianco…Uno sguardo spaesato sul nostro paesaggio umano, per una ‘modesta proposta’ di antropologia a rovescio.
    h. 13.30
    pausa lavori: buffet

    h. 15.45
    presso il distributore del latte crudo recita/happening all’aperto, accompagnamento alla Sala Consigliare condotto da Piergiorgio Gallicani
    h. 16.30
    presso il Centro Civico ‘La Corte’ – Sala Consigliare – di Traversetolo
    incontro con Alberto Massa Saluzzo, agronomo ed esperto di Politica Agricola Comunitaria: ‘L’imprenditore agricolo produttore di paesaggi’. Gli approcci ambientali dell’attività agricola considerata come strumento di sviluppo territoriale: analisi e strategie di nuove possibilità di riqualificazione del territorio rurale e di valorizzazione del paesaggio coltivato, secondo i modelli e le indicazioni provenienti dalla PAC.

    h.17.15
    proiezione del filmato/intervista ‘Tre domande al poeta’ Tonino Guerra – poeta e sceneggiatore, di produzione originale per ‘ARTICOLTURA’ (di: Anna Kauber- videomaker: Lucilla Pesce- musiche: Vincenzo Mingiardi). Il fimato riprende i ‘Luoghi dell’anima’ del Maestro, le sue creazioni – come l’Orto dei frutti dimenticati “…un piccolo museo dei sapori per farci toccare il passato” – e ci fa ascoltare le parole di un artista che ha segnato la cultura italiana nel mondo, il Poeta definito ‘Omero della civiltà contadina’ e ‘Tutore della bellezza del paesaggio’.

    h. 18
    incontro con Don Ennio Stamile, delegato regionale Caritas Calabria e parroco di Rosarno: ‘L’altra faccia di un’agricoltura senza memoria’: le condizioni di vita e di lavoro testimoniate da un protagonista attivo in una zona ad alta penetrazione mafiosa. I racconti di una di cultura agricola che ha perso la memoria, e oggi realtà duale, dove, insieme a condizioni di sfruttamento e paura, convivono espressioni di amore e solidarietà.
    h.18.45
    ‘Noi, da lontano’: intervento performativo di Piergiorgio Gallicani attore.
    h.19
    incontro con Giorgio Diritti, regista: ‘Con i miei occhi: racconti di uomini, di lavoro, di paesaggi’ . “Ci sono film in cui contano le parole: nei miei cerco di far parlare i paesaggi e le parole non pronunciate”: un artista che, con intensa partecipazione umana, attraverso le immagini ci parla di vita contadina. La realtà semplice di un mondo portatore di valori profondi, difficile ma coeso, attraverso gli sguardi di una antica umanità.

    h. 20 saluti in musica di conclusione del Convegno

    serata speciale – 3 luglio
    Sensibile alle proposte culturali e agli sviluppi del pressante e attualissimo dibattito sulle sorti dell’agricoltura ed estesamente dell’ambiente, il Comune di Traversetolo – assessorato Sviluppo delle politiche per il Commercio, Agricoltura, Artigianato, Industria – ospita il Convegno nel Centro Civico ‘La Corte’ – Sala Consigliare – e coerente con le tematiche del workshop e del convegno, sostiene a fine lavori la tessera conclusiva dell’evento ‘ARTICOLTURA’, la SERATA SPECIALE, di rilevante spessore culturale e di sicuro interesse per la cittadinanza.

    il programma
    h. 21.15
    presso il Centro Civico ‘la Corte Bruno Agresti’ proiezione all’aperto del film di Giorgio Diritti ‘Il vento fa il suo giro’ e incontro con l’Autore.

    realizzato da CIA – Confederazione Italiana Agricoltori

    patrocini Camera di Commercio Parma
    Regione Emilia Romagna
    Provincia di Parma
    Comune di Traversetolo

    partner culturali Consorzio Agrario di Parma
    APA – Associazione Provinciale Allevatori

    sponsor Chiesi Farmaceutici Spa
    Bertani Spa – Dynergy
    Intelleqt srl

  32. chorima ha detto:

    Ciao Paolo,
    Mi piacerebbe leggere il tuo libro e soprattutto regalarne qualche copia a chi sente la magia del giardino pur non essendo un esperto giardiniere. Penso che piú che di técnica la gente ha bisogno di sentimenti giardinieri.
    Ti faccio due stupide domande: come posso ottenerlo qui in Spagna? Esiste giá una traduzione (spagnolo, inglese)?
    Un cordiale saluto,
    Salvatore

Lascia un commento