Un sentimento maturo del vivere
Oggi vi voglio presentare uno dei miei quadri preferiti: Il vivaio dell’artista americano William Merritt Chase (1849-1916). Il dipinto (1890) rappresenta una scena ove una coppia di giovani donne è colta nella luce pomeridiana di un esterno rurale, un vivaio appunto. Mi appassiona la sensazione di dolcezza diffusa, di gesti lenti e meditati, una miscela perfetta di contemplazione e azione. Come suggerisce a commento di questa opera Ave Appiano:
“L’amore per una natura coltivata in modo non intransigente assurge a soggetto pittorico proprio in virtù di quel grezzo realismo della terra vera, delle erbacce che spuntano qua e là e che per quell’innata, semplice energia di natura, diventano agli occhi del pittore squisite occasioni per esprimere a pennellate i colori, l’incredibile tavolozza del mondo visibile.”[1]
Le erbacce che spuntano qua e là nella rappresentazione pittorica e che non procurano fastidio od ombra alle ragazze e all’atmosfera tutta, personalmente le sento come un indicazione di un’accettazione del vivente, o meglio il segno del riguardo, nel dialogo incessante che il fare giardino rappresenta nei confronti della natura. Cito ancora Ave Appiano:
“Poco più in là l’annaffiatore tra i filari di aiuole documenta il lavoro che si svolge in un tardo pomeriggio di prima estate tra le piantagioni del vivaio, quando il sole si è già abbassato dietro ai grandi alberi e le ombre calde si sono distese sulle vasche. La casa colonica sulla sinistra, con le finestre a vetrata che riflettono gli alberi e la parete rosso cinabro, è occasione di energia di colore che rimbalza nel mazzolino di fiori tra le mani della ragazza e più in là in una fioriera e, oltre la cortina di betulle, nel comignolo della casupola, in un circuito che riporta, attraverso il senso del colore, al brivido vitale dell’osservazione dettagliata e panoramica.Il vivaio è il luogo estetico in cui, per Chase, la natura rigogliosa delle piante, al di là del limite della siepe, si incontra e confronta e misura con i ‘colori coltivati’ nelle fioriere ordinate sulla terra, che fungono da zone di tonalità di verdi come pasta cromatica distribuita a chiazze su una paletta imbrattata di artista.”[2]
Spero di avervi un minino incuriosito su questa tela e se volete sapere di più cliccate al link: Chase, William Merritt.
Un saluto grande
[1] Appiano, A., Il giardino dipinto. Dagli affreschi egizi a Botero, Torino, Ananke, 2003, p.136.
[2] Ibid..