La saggezza di Chen
…dice Chen Congzhou, professore alla facoltà di Architettura dell’Università Tonji di Shangai:
“(…) i grandi giardini, in genere, non possono esaurirsi in un unico paesaggio proprio come una lunga canzone o una lenta melodia non si possono cantare tutto d’un fiato.
(…) In un giardino è più facile ottenere la densità che la rarefazione, il fasto che la sobrietà, laddove rarefazione significa vastità e sobrietà non significa scarsità…
(…) Nella costruzione di un giardino, la forma delle sue architetture deve essere ben collegata alla loro funzione. Nei tempi antichi, la costruzione di ogni singolo gazebo, di ogni padiglione, di ogni curva di un corridoio rispondeva a necessità ben precise. Sia la ripetitività che la stravaganza devono essere evitate, La stessa cosa succede nell’arte di scrivere poesie, dove ogni ridondanza va abolita. I rami del conoscere sono tutti, in qualche modo, collegati l’uno all’altro. Le carenze progettistiche di un giardino si avvicinano a quelle lessicali in letteratura, poiché lo scopo del giardino è quello di offrire paesaggi e quello della letteratura di esprimere idee. Per questo motivo affermo che costruire un piccolo giardino è tanto difficile quanto comporre una poesia di sole quattro strofe.
(…) i costruttori di giardini odierni non devono utilizzare pedissequamente i principi costruttivi dei giardini antichi, ma aiutarsi con una vita ricca e una vasta cultura.”
citazione presa da giardinare.it
fonte:
Chen Congzhou, I giardini cinesi, Padova, F. Muzzio editore, 1990.
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