La principessa Mononoke: frames per giardinieri


Princess Mononoke Grove, Shiratani Unsuikyo - Yakushima, Japan

Princess Mononoke Grove, Shiratani Unsuikyo - Yakushima, Japan

(Questo post lo devo ai miei due figli, Ettore e Federico, che da anni continuano ad obbligare Cecilia e il sottoscritto a vedere il film d’animazione La principessa Mononoke…)

Bene, innanzitutto la trama (se la conosci salta e vai subito a: Frames per giardinieri).

Il film, ambientato nel Giappone dell’era Muromachi, inizia mostrando un piccolo villaggio Emisi, una popolazione di quel tempo, attaccato da un Tatari Gami, una divinità trasformata in demone dall’aspetto orribile.
Ashitaka, il principe del villaggio, si contrappone all’attacco del demone e suo malgrado l’uccide. Nella battaglia Ashitaka è ferito ad un braccio e ciò comporta la trasmissione di una maledizione che il demone pronuncia poco prima di morire: «…tu, Ashitaka, proverai il mio stesso odio, soffrirai i miei stessi tormenti ». Hi-Sama, la sapiente del villaggio Emisi, rivela il motivo della collera divina mostrando al suo popolo una scheggia di ferro responsabile delle sofferenze e della trasformazione in demone della divinità un tempo pacifica.
Ashitaka lascia il villaggio alla ricerca di cosa possa togliere la maledizione. Un giorno si imbatte in un villaggio di contadini attaccato da samurai; Ashitaka nel tentativo di difendere una donna dalle violenze di un guerriero si accorge che dalla sua ferita si sprigiona un potere di offesa terribile che lo guida a scagliare frecce con una forza sovraumana.
Arrivato ai piedi di una possente montagna, Ashitaka incontra la comunità della signora Eboshi, un gruppo di esseri umani intenti ad abbattere gli alberi della foresta per fabbricare carbone e per accedere alle profondità della montagna ove si trovano giacimenti di ferro.
La zona, interamente ricoperta di foreste (le foreste di Yakushima), è protetta da divinità animali, tra le quali Moro dalle sembianze di lupa e Mononoke, una ragazza allevata da Moro. Le divinità animali e il gruppo di Eboshi combattono una dura battaglia. Eboshi conosce l’utilizzo della polvere da sparo e fabbrica armi da fuoco; per di più, in un giardino segreto protetto da palizzate possenti, un gruppo di appestati, ai quali lei ha offerto assistenza e riparo, lavora alla progettazione di nuove e più potenti armi.
Eboshi manifesta riconoscimento per Ashitaka il quale ha salvato precedentemente alcuni dei suoi uomini dispersi nella foresta. Eboshi racconta ad Ashitaka la storia di come lei abbia ferito un Tatari Gami. Ashitaka capisce che la divinità ferita è la stessa con la quale ha combattuto all’inizio della storia e che quindi Eboshi è responsabile della sua pena. Eboshi appresa la verità sul giovane, gli chiede qual è il suo scopo; Ashitaka risponde di essere lì e di voler « comprendere le cose con occhi non velati dall’odio ».
Ashitaka inoltre denuncia la follia di voler distruggere e uccidere la foresta; invero la sua rabbia è grande e la ferita lo chiama alla vendetta contro Eboshi e la sua comunità, eppure Ashitaka si contiene e persegue il suo piano di non violenza.
Ashitaka riesce ad incontrare Moro e la sua figlia umana Mononoke, le quali lo trattano con disprezzo perché essere umano.
Ashitaka in seguito riesce a sventare al prezzo di una ferita mortale un duello tra Mononoke ed Eboshi, e nel tentativo di riportare la prima al suo branco cade svenuto da cavallo.
Mononoke è tentata di uccidere Ashitaka, ma poi alla confessione di lui del proprio amore per lei, decide di soccorrerlo e affidarlo al giudizio di Shishi Gami, la divinità massima della foresta. Ashitaka a questo punto è abbandonato da Mononoke Hime sulla riva di un isolotto al centro di uno stagno nel cuore della foresta. La divinità, nelle forme di un cervo compare di fronte al giovane addormentato, il suo incedere è maestoso e, segno del suo potere, comporta il risveglio vegetativo della natura circostante. La ferita mortale di Ashitaka è guarita ma non quella procurata dalla divinità trasformata in demone.
Ashitaka dovrà, per ottenere la guarigione definitiva, sottoporsi ad altre prove, in particolare far comprendere agli esseri umani la follia del loro perseguire la distruzione della foresta.

Frames per giardinieri

Ora che possiamo condividere la storia vi propongo due raffigurazioni chiave, la prima è il frame del giardino segreto dove la signora Eboshi e il suo gruppo coltivano i loro strumenti di offesa. Hayao Miyazaki offre l’immagine di un orto-giardino curato nel minimo dettaglio e separato dalla foresta da un’imponente ed alta palizzata formata da una serie di tronchi accostati verticalmente e perfettamente appuntiti alla cima. È uno spazio separato dall’ambiente circostante, non c’è contatto con chi si ritiene nemico e con chi si combatte in una guerra senza esclusione di colpi.

La seconda è il frame che si osserva come scenario tra un ferito Ashitaka e Shishi Gami, la divinità massima della foresta. Qui la dimensione di giardino è quasi impercettibile, si sente più che vederla, lo spazio non è delimitato; improvvisamente, arrivando con Ashitaka al luogo di incontro, si è colti da una sensazione di armonia e cura, di disposizioni non casuali, di raccoglimento, tutti elementi che mutano lo stato di animo dello spettatore e lo predispongono all’attenzione.

Al centro di uno stagno, in un isolotto composto di un’alberatura contorta eppur vegeta e da alcuni monoliti in pietra distribuiti su un verde prato, avviene l’incontro tra i due protagonisti; l’albero permette la discesa a terra della divinità, il prato accoglie la sua maschera terrena di cervo, Ashitaka appoggiato sul rivo attende incosciente ed arreso la visita del nume.
C’è un profondo senso di unità delle cose e degli esseri viventi in questa rappresentazione di Hayao Miyazaki; tutto si compone armoniosamente, la guarigione di Ashitaka è una logica conseguenza del suo essere per la vita, a chi osserva rimane l’emozione di una wilderness, che assume i contorni di un giardino non giardino nel cuore della foresta.

La narrazione tutta ricorda, per libera associazione, i precetti delle manualistiche medioevali ad uso dei monaci russi ortodossi, precetti che invitano i discenti a perdersi nel cuore della taiga, a scoprire, abbandonandosi alla maestà del creato, il luogo di un contatto possibile con chi di tutto ciò è ritenuto il creatore.
Ashitaka, come i monaci ortodossi, è un essere umano alla ricerca, una ricerca che passa attraverso lo sguardo e la comprensione, attraverso l’analisi e l’individuazione di luoghi ove le cose, i contatti tra esseri viventi, possono accadere, facilitati e possibili.

Hayao Miyazaki offre due ritratti di giardino contrapposti: il primo richiama l’hybris umana, la volontà creatrice che si considera autosufficiente, la volontà che dell’alterità vede solo gli aspetti di antagonismo e che si chiude in palizzate e/o estende il suo controllo fino alla più piccola erba; Il secondo ha il segno di una conciliazione, anche dolorosa, che comprende la tolleranza alle erbacce e si predispone ad accogliere ferite, nell’intento vitale di sanarle.

Aria nel cuore, Hayao

Hayao Miyazaki

Sempre su Hayao Miyazaki leggi il post Il giardino di Nausicaä

Comments
5 Responses to “La principessa Mononoke: frames per giardinieri”
  1. Cecilia ha detto:

    Confermo! La principessa Mononoke è uno di que rari film che non ci si stanca di rivedere insieme ai bambini.
    Io ricordo con particolare intensità l’incontro fra la “vita” della foresta ed Ashitaka: la prima è rappresentata da un grande albero che mette a disposizione del secondo uno stuolo di esserini che lo guidano a mettere in salvo l’uomo ferito che Ashitaka sta trasportando. La differente disposizione d’animo fa sì che il ferito sia terrorizzato mentre l’eroe, fiducioso, segue senza indugio la strada indicata dagli esseri della foresta.
    Bello.

  2. cat ha detto:

    l’ho prenotato in videoteca! per ora ci siamo guardati il castello errante! veramente bello, specialmente i paesaggi alpini, i laghi e le torbiere! Franz ha costruito col lego il castello, con tanto di zampe di gallina! sono impaziente di vedere gli altri cartoni di miyazaki, grazie di avermi fatto ricredere sui cartoni giap, saluti cat

  3. Majy ha detto:

    La principessa Mononoke è il film più bello che io abbia mai visto!!!! mentre lo guardavo mi sentivo dentro la storia … mi sentivo come San !!!! E’ emozionate e vivo quanto commovente !!!! una sceneggiatura fantastica !|!!! mai visto niente del genere!!!

  4. Paolo Tasini ha detto:

    Sempre sul tema vi segnalo il bellissimo articolo “Fiori e paesaggi nell’arte di Hayao Miyazaki” di Lidia
    http://www.compagniadelgiardinaggio.it/miyazaki

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  1. […] il bosco dell’isola di Yakushima, teatro delle avventure della principessa Mononoke deve molto ai disegni e alla fantasia del signor Hayao. Date un occhiata ai reportage dei fotografi […]



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