Il giardino immaginario di Russell Page

Poche sono le tracce letterarie degne di nota lasciate dai giardinieri: questa di Russell Page, parte di una descrizione accurata del giardino desiderato e non avuto, è una delle più belle e delicate.

Anonimo, Il trapianto, incisione da The Planter’s Guide, 1827

“… il mio giardino immaginario potrebbe dunque assumere molteplici forme, ciascuna delle quali avrebbe caratteristiche particolari.

Talvolta me lo dipingo come una conca sabbiosa circondata di dune coperte di Ammophila arenaria, piegata dal vento. Oltre le dune, il mare grigio-blu tuona e si agita, poi d’improvviso il ritmo muta e il mare incomincia a retrocedere lasciando brillare nel sole lunghi tratti pianeggianti di sabbia.

Il mio giardino riprodurrebbe nelle forme vegetali i movimenti e i colori delle onde con cespugli argentei di olivello spinoso, Hippophae rhamnoides, e con mucchietti verde-mare di Atriplex, per proteggere i vasti gruppi di Echinops ed Eryngium, dai fiori color blu metallico, di Veronica hulkeana, Teucrium, santolina argentea, cisto e Buddleia alternifolia, di senecio, Cineraria maritimae e Crambe maritima. Tutte queste piante sono argentee e sfidano il suolo sabbioso di questo giardino assolato e arioso. Come nubi che si muovono attraverso il cielo, dissolvendosi e riformandosi, vuoi in masse rotonde e turrite, vuoi in lunghi nastri o in forme attorcigliate o frastagliate e sfilacciate oppure distese ordinatamente a lisca di pesce per tutto il cielo, i disegni del mio giardino si formeranno e disferanno da soli.

Come in un caleidoscopio, in un giardino, al variare di qualche dettaglio vividamente colorato, compare un nuovo quadro naturale, collocato sia nel tempo sia nello spazio, dove ogni foglia, per quanto morta da tempo e appassita, germoglia a nuova vita, e la leggera e sottile ragnatela cattura per sempre la rugiada di un mattino perduto nel tempo che fu.

Talvolta l’idea di un giardino mio mi sembra un miraggio che si allontana; ma qualora questa visione intermittente divenisse realtà e davvero un giorno possedessi un giardino, in qualsiasi luogo fosse situato, qualsiasi fossero la sua forma e le sue dimensioni, rappresenterebbe per me una grande soddisfazione, perché, come tutti i giardini, sarebbe un mondo in sé compiuto di cui anch’io potrei godere le bellezze.”


da Page, Russel, 1962, L’educazione di un giardiniere Torino, Allemandi, 1994.

Russel Page

Un saluto grande 🙂


Comments
4 Responses to “Il giardino immaginario di Russell Page”
  1. cat ha detto:

    il mio giardino “dentro” è un po’ più ombroso: tanto muschio morbido, felci anemoni e violette, pietre e un ruscello gelato, che ci posso fare c’ho l’animo dark! cari saluti, carlo alberto

  2. Antonietta Ricci ha detto:

    Il mio giardino immaginario è tutto bianco: ortensie, camelie, ellebori, rose, bucaneve, gigli, clematidi, malverose, margherite, meli, gerani …insomma una sinfonia di bianchi che di notte illumina il giardino e lo rende fatato.
    Come posso procurarmi una copia del libro di Russell Page? Lo sto cercando da mesi.
    Un caro saluto, Antonietta.

  3. luciana moretto ha detto:

    a proposito di giardino bianco ( anch’io sono incantata all’idea… ) rimane celebre quello di Vita Sackville-West a Sissinghurst Castle di cui posso – ahimè – solo immaginare la folgorante bellezza.
    Un caro saluto Luciana

  4. Paolo Tasini ha detto:

    Ciao Antonietta 🙂
    Ho visto ad oggi disponibile il libro di Page qui:

    Ciao Luciana, Sissinghurst Castle
    è veramente un posto magico… Lo sapevi che tra le consegne di Vita c’è l’obbligo di una squadra di giardinaggio tutta al femminile? Consegne naturalmente ancora oggi rispettate! Inglesi sono… 🙂