Felice il giardiniere…
… e ricorda: chi lavora in giardino è felice!
Così mi ha detto ieri, congedandomi, Carlo, Carlo Pagani, il maestro giardiniere come è chiamato oggi dai media, o semplicemente il giardiniere come molti usano a Bologna, nostra comune città. Negli anni le sue tante iniziative, corsi, mostre ed il suo ricchissimo vivaio sono stati per tutti gli appassionati la miglior scuola disponibile.
Con Carlo ogni tanto ci si incontra: cose fugaci, di passaggio, amichevoli scambi di battute; ad ogni occasione mi rimane addosso un nonsoché di piacevole, come un polline dalla sua prorompente vitalità.
Ieri, dopo la battuta sopra riportata, io, con le mie rotelle sempre fuori sincrono, ho cominciato a lambiccare attorno a quella frase e in particolare sull’idea di felicità in giardino… Rimuginando rimuginando sono arrivato con il pensiero alla figura di un giardiniere: Felice, personaggio che cura la tenuta dei nonni di Michele, lo sveglio ragazzino dell’ultimo romanzo di Mari. Felice è un tipo in là con gli anni, un poco strano e un poco mostruoso. Felice è uno che sputa spesso e volentieri, che maneggia il verderame senza guanti e che con la vanga fa secche orde di rosse e grasse lumache al grido di Lumàgh schifùs vacaboia! Felice è di nome e non di fatto; il suo passato è incrostato di nefandezze, il suo presente in giardino è pieno di ansie, di vacaboia!
Michele il ragazzino così lo presenta:
Dentro di me lo chiamavo l’uomo del verderame, perchè di tutte le sue mansioni, che prevedevano la cura dell’orto e degli alberi, la manutenzione spicciola della casa, il taglio del prato, l’allevamento delle galline e conigli, la preparazione e l’irrorazione del verderame era per un bambino la più fascinosa. Lo vedevo spezzare stecche di verderame solido dentro un bidone di metallo, e ognuna di quelle schegge aveva la sinistra seduzione dei gessi colorati che furono fatali a Mimì la bimba sciocca della canzoncina. Punizioni tremende avessi solo sfiorato una di quelle schegge: pure, siccome egli le trattava a mani nude ritraendone un turchese che non solo gli tingeva la pelle ma gli si installava permanentemente sotto le unghie, i casi erano due: o il verderame non era così pericoloso, o davvero egli era un mostro. E a questa ipotesi sempre fiducioso mi attenni.
Michele l’autore (Michele Mari, Verderame, Torino, Einaudi, 2007) è veramente uno scrittore, uno che ti fa toccare le cose, le emozioni e che non delude il lettore disponibile a un viaggio sgangherato in compagnia di un ragazzino nel cuore sulfureo di un giardiniere.
Cosa volevo dire? Sono partito dalla battuta di Carlo e sono finito a citare un bellissimo romanzo…
Nella mia zucca frulla il pensiero che la felicità in giardino non sia una condizione semplicemente data, piuttosto una possibilità. Il giardino offre orizzonti di senso, figure di felicità ma è bene ricordare che senza darsi non si dà. Spine e lumache, gioia e colore, tristezza e amore: il giardino non è il paradiso, non risolve, al più riflette, amplifica, testimonia della nostra natura. Non riesco a pensare a un giardino che esiste di per sé: sempre lo vedo emergere, figlio libero e bello di un rapporto.
Un saluto grande
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4 Responses to “Felice il giardiniere…”Trackbacks
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[…] l’uomo su questa terra non sia in pace, tantomeno felice e che anzi spesso non sappia proprio cosa fare del suo essere qui con piante, terra, cielo e altri […]
ecco, questo si vien voglia di leggerlo in un fiato!
già chiesto a lu.. hem a babbo natale.
ma sai che mi sento proprio fortunato ad averti conosciuto in questo giardino di parole e relazioni! cari saluti carlo alberto
mi piacerebbe poter contattare il maestro Carlo Pagani…ha un’email? grazie…
@ maurizio:
Ciao Maurizio
Carlo Pagani risponde ai quesiti dei suoi telespettatori dal sito:
http://www.alice.tv/guidaalverde.asp