Paesaggi commestibili

Il giardinaggio commestibile è un’idea che mi conquista sempre più. Ho cominciato ad interessarmene scoprendo casualmente anni fa il lavoro di Robert Hart attraverso il suo libro Forest Gardenig. Il sottotitolo del volume era “coltivare paesaggi commestibili”: fu amore a prima vista (ne scrissi qui). Da allora mi sono messo d’impegno e oltre a studiarmi i manuali ad oggi disponibili ho iniziato a fare i miei esperimenti.
Food Forest, Forest Garden, Edible Forest sono tutte espressioni per indicare un insieme di piante composto da alberi, arbusti, rampicanti, piante erbacee perenni da foglia e da radice, che producano il più possibile e al minor costo energetico, cibo e materia prima per l’uomo. L’americano Dave Jacke con una buffa espressione indica come prodotti del suo edible forest garden le sette effe ovvero food, fuel, fiber, fodder, fertilizer, ‘farmaceuticals’ and fun (cibo, carburante, fuoco, foraggi, fertilizzanti, prodotti farmaceutici e piacere). E’ da notare come il sostantivo finale, quel piacere/divertimento (fun), indichi una piccola rivoluzione rispetto ai valori che la tradizione occidentale solitamente attribuisce al giardino. Il Forest Garden è cosa ben diversa dal bosco giardino inteso come visione estetica modello William Robinson o più recentemente Rick Darke (penso in particolare al suo bellissimo The American Woodland Garden: Capturing the Spirit of the Deciduous Forest).
La cosa che più distingue questo approccio è una base di ecologia assolutamente moderna. Prendiamo ad esempio il concetto di successione ecologica e di climax. Abbiamo tutti in mente la sequenza che parte dalla roccia o dalla nuda terra e che attraverso l’avvicendamento di prati, arbusteti, chiazze di alberatura, arriva nel migliore dei mondi vegetali possibile, ovvero il bosco maturo stabile, in climax. E’ la teoria di Frederic Clements.
Da tempo, in diversi ambiti scientifici, questa narrazione è sostituita da un’idea dinamica, non lineare delle successioni e dalla constatazione che una comunità vegetale è un sistema in continua evoluzione e risponde ad una vasta gamma di fattori. Nasce una rappresentazione di ambiente come luogo sorprendente e imprevedibile, profondamente segnato da dinamiche di distruzione e rigenerazione. Un esempio eccezionale legato a questa interpretazione è il lavoro di Hans Jenny sulla foresta pigmea di Mendocino County.
Nel Forest garden la ricerca si concentra sul promuovere ambienti modificati capaci di accoglierci e capaci di sostenerci, al minor costo ambientale. C’è la consapevolezza che come esseri umani siamo uno dei fattori che contribuiscono al processo creativo e lo condizionano. In questo percorso è fondamentale imparare a riconoscere la moltitudine di attori in campo e la complessa trama di relazioni. Le cose continuamente cambiano, la natura non è permanente, non lo sono le specie viventi, men che meno la nostra. Se usciamo da una tensione finalistica e riconosciamo l’ambiente per gli elementi che ci propone, possiamo lavorare sulla nostra capacità di modificare e adattarci. Per prosperare la gradualità è essenziale. Tempo e relazione porteranno nuove comprensioni e nuove azioni.
Come scrive Dave: benvenuti nell’avventura della vita!

dal Forest Garden di Martin Crawford uno scorcio di sentiero tra un Morus alba e un Zanthoxylum simulans